I popoli antichi avevano capito che nel corpo si annidato le pulsioni più viscerali e profonde, della carne, ma anche dello spirito. Nella ginnastica i greci e i romani avevano trovato una forma di tendenza all’equilibrio dell’essere, così come in Cina il Tai Chi, in India lo Yoga, nelle culture degli indiani d’America c’erano forme di esercizi fisici assimilabili allo yoga, in Africa era molto spiccato lo spirito del ballo.
Il corpo come Tempio, è un’affermazione che trova eco in parecchie culture, filosofie, religioni. Buddha invitava a non trascurare le pulisioni carnali quali la spinta alla sessualità, al nutrimento, al riposo, individuando nella famosa Via di Mezzo un equilibrio indispensabile tra animalità e spiritualità. Ovviamente qualcun altro dissentirà, però la diatriba è aperta da millenni.
Scendendo dalle vette dei massimi sistemi, alle manifestazioni di vita che coinvolgono noi comuni mortali, ho scoperto sulla mia pelle che in fondo, in tutto ciò, c’è una verità. Sono riuscito a scorgere al di là del “velo di questo mistero”, attraverso il ballo, una cosa che sin da piccolo ha suscitato in me un subbuglio interiore, che fisicamente si manifestava come una forza sul mio petto e con un ritmo del mio cuore che incrementava inaspettatamente.
Ero poco più che un fanciullo e assistevo alle danza popolari della mia regione, la famosa pizzica, in cui le donne sembravano esalare in movimenti compulsivi, qualcosa che avevano dentro e che non apparteneva loro. Con gli anni della maturità ho scoperto che in questa pratica, che definirei sciamanica, si annidava la medicina per scappare a un destino di reclusione che per secoli ha afflitto le donne della mia terra.
Ma accanto ai “balli per singoli” mi affascinavamo le danze di gruppo come la quadriglia e la tarantella che erano un rituale di socializzazione tra uomini e donne. Ambedue i miei nonni, mi raccontavano che da ragazzi erano dei ballerini provetti, che lo erano i loro padri e i loro zii, che tiravan a far tardi per un valzer, una mazurka o una tarantella. Nei patii delle masserie durante le stagioni estive, con una piccola orchestra composta da violino, chitarra e armonica, danvano le ragazze e i ragazzi ma anche i meno giovani che vivevano nelle campagne.
Cominciai a scoprire il fascino del ballo di coppia, avvicinandomi già a dieci anni verso la rumba. Passai al liscio, ai balli da sala, a qualche cenno di latino americano. Scoprivo a poco a poco come funzionava il mio corpo, sentivo le braccia, le gambe, la milza che mi si stringeva quando ero esausto, il sudore scendere sulla mia fronte a goccioloni, il cuore pompare quando c’era da saltare come nella polka. Cominciavo a collegare testa e corpo, ma la cosa più bella era un’altra: cominciavo a sentire con i sensi, la testa e lo spirito il mio corpo muoversi con quello della mia ballerina. Sentivo il suo corpo, cosa stesse per fare come passi, movimenti, sguardi. Entravo in comunicazione con lei, e lei lo era con me, nasceva una simbiosi tra uomo e donna, che non ha quasi eguali nella vita ordinaria, se non nell’innamoramento. Ballare vuol dire per me conoscersi e conoscere, entrare in comunicazione con se stessi e con la propria ballerina, soprattutto se è un ballo di coppia, sono due corpi che vanno insieme, ma soprattutto due teste e due anime.
La maturità mi ha fatto avvicinare al tango, per caso, non perché io ami molto l’Argentina, ma perché alcune cose arrivano indipendentemente dai propri gusti culturali, arrivano per motivi destinici. Sul tango è stato detto di tutto è il contrario di tutto, anche in questo blog ne ho parlato tanto, forse troppo. Ma questa danza ha in sé un riassunto essenziale per tutti i balli di coppia, ed è il rituale del corteggiamento, che parte dalla lunga tradizione aristocratica del valzer di viennese memoria, e passando da ogni latitudine e continente attraverso ritmi e coreografie distinte, è un invito a condividere, un attimo, un pezzo della propria vita, al corteggiamento. Il ballerino invita, la ballerina acconsente, in quei tre minuti c’è una storia in nuce. L’invito, la sua accettazione, la messa in posa, gli odori, i respiri, i cuori, passando alle gambe alla braccia, al ritmo, premessa per un amore, di un minuto, una sera, una vita, comunque magia eterna che si ripete nei secoli.