Da sette mesi circa, per l’imponderabile danza della realta’, la mia famiglia ed io viviamo in Belgio, questo ameno e non grande paese europeo diviso linguisticamente, politicamente e geomorfologicamente, ubicato nel bel mezzo del Vecchio Continente. Viviamo non lontani dalla capitale Bruxelles, ma suffcientemente a distanza da evitare il traffico che ammorba questa alquanto bislacca capitale europea. Abitiamo nella parte francofona, ma non lontano dal confine linguistico ed amministrativo con la regione fiamminga. Questo per diritto di cronaca e per fare un po’ il punto della situazione.
Spero in futuro di poter scrivere molti altri post su questa nostra esperienza di vita, che per il momento scorre abbastanza tranquilla e serena, nella sonnecchiose campagne valloni, tra mucche sempre libere di pascolare nei campi, edicole sparse di santi a cui nessuno piu’ si rivolge, stagioni che arrivano e vanno via nel giro di poche ore, piogge scroscianti alternate a meriggi luminosi di sole pallido ed assorto che neanche in Puglia.
Ma al di la’ dell’aspetto bucolito di cotanta contrada, vorrei parlare di una cosa seria e molto importante che mi ha colpito nei nostri mesi qui tra i belgici. La scuola e la loro efficienza.
Come gia’ ho anticipato, il Belgio e’ diviso un po’ su tutto, al cospetto l’Italia a volte puo’ sembrare un blocco monolitico ; ma su una questione tutti sembrano essere alquanto d’accordo ed allineati : la scuola e la sua importanza per il futuro di questo paese.
Una cosa che di primo impatto mi ha colpito appena arrivato, e’ la ripartizione del sistema scolastico. Qui in Belgio non esiste la scuola media o la scuola secondaria di primo grando come pomposamente oggi nel vomitevole linguaggio del politicamente corretto e’ stata ribattezzata. Il ciclo di studi (pre-laurea) si articola nel seguente modo :
- Ecole maternelle (equivalente della nostra scuola materna) 3-6 anni
- Ecole primaire (equivalente della nostra scuola elementare, ammesso che non le abbiano idiotamente cambiato il nome) 6-12 anni. Durata complessiva 6 anni.
- Ecole secondaire (equivalente della nostra ex scuola superiore, o di come diamine sia sta rinominata) dai 12 ai 18 anni. Durata complessiva 6 anni.
La scuola primaria, cosi’ come la scuola materna e’ identica per tutti. La scuola secondaria, cosi’ come in Italia ha differenti indirizzi, ma e’ divisa essenzialmente in 3 grandi macrocategorie : scuole professionali, scuole tecniche, scuole ad indirizzo generale. All’interno di ciascuna di queste aree, ci sono poi orientamenti piu’ specifici. Mentre gli istituti professionali preparano ad un ingresso successivo nel mondo del lavoro, gli istituti tecnici forniscono una formazione di base soprattutto di tipo matematico e letterario, abbinando un forte impatto di insegnamenti tecnici a seconda degli orientamenti scelti negli ultimi 4 anni. Gli istituti « generici » forniscono una formazione ampia, senza approfondire alcuna specializzazione particolare, cercando di fornire una base solida per proseguire poi gli studi nel campo universitario. L’insegnamento delle lingue straniere e’ reputato di elevata importanza (inglese su tutti, ma mutuamente nelle diverse regioni si studiano francese/olandese/tedesco). Anche nelle scuole ad indirizzo “generico” si puo’ scegliere un orientamento piuttosto che un altro, dando piu’ risalto a materie di ambito scientifico, piuttosto che linguistico, artistico, o letterario. La differenza tra liceo classico di “elite” di sta ceppa, e altri licei/istituti “sfigati” vigenti in Italia qui non esiste. Chi decide di massacrarsi i coglioni con il greco, di solito qui e’ non e’ visto come « la futura classe dirigente del paese» e formule tronfie e provinciali di questa risma. Chi decide di fare il professionale ad indirizzo meccanico non e’ un reprobo della societa’.
Dopo alcuni mesi passati a seguire un equipe di ingegneri, alcuni dei quali non hanno ancora 25 anni, ma con gia’ alle spalle un anno di lavoro (cosa alquanto impensabile in Italia, dato che ci si laurea nel migliore dei casi a 24 anni suonati, a causa dei 13 anni di percorso pre-universitario), ho scoperto che la cosi’ netta divisione classista delle scuole secondarie italiane non e’ poi marcata. Tanti figli della borghesia bene che non hanno voglia di massacrarsi gli zebedei con gli studi, frequentano tranquillamente un istituto professionale (senza che le proprie famiglie reputino la cosa un’onta), tanti figli in gamba (un numero piuttosto cospicuo) di figli di immigrati frequentano le scuole secondarie ad indirizzo generico, ambendo al raggiungimento del diploma con conseguente prosieguo nell’Universita’. La scuola diventa gia’ nel suo essere un frullatore sociale, soprattutto quella pubblica. Le scuole cattoliche avrebbero il sentore di essere un po’ scuole di elite, ma posso dire che l’aurea di scuola d’elite che hanno, e’ enormente inferiore a quella che hanno alcuni licei pubblici (e sottolineo pubblici) ritenuti la creme della creme in Commedia Country. La scuola in Belgio sembra essere bilanciata piu’ che sul dare un po’ a tutti -al fine di aiutare e tutelare soprattutto i meno portati/vogliosi a discapito dei piu’ bravi/volenterosi che devono pertanto essere al traino- piu’ sullo studente che va mediamente bene ed e’ mediamente portato, cercando cosi’ di bilanciare democraticamente, sia colui che non ha voglia o non e’ molto portato (ma deve pur arrivare ai 18 anni), sia colui che ha voglia e portato e merita. A monte vi e’ comunque un discreto indirizzamento gia’ a 12 anni (2 anni prima che in Italia) che cerca di evitare di avere in una classe differenze abissali; per cui chiedendo a colleghi vari, ho capito che la scuola secondaria non e’ un calderone dove si finisce “sparpagliati” ad minchiam in balia di scelte delegate a chicchesia se non al caso. Ripeto, pur avendo il Belgio numerosi problemi (che non elenco in questo post), alcuni anche pesanti, ha capito (al di la’ della profonda divisione culturale e linguistica) che attraverso la scuola e la sua funzione di ente che fornisce istruzione (ed educazione civica) passa gran parte del futuro di questo paese (indipendentemente dalle sue divisioni) e del sentimento di sentirsi di esso cittadini. I risultati reali quali sono? Ve lo diro’ col tempo (al momento non mi sembra un paese allo sbando e pieno di capre ignoranti, molte delle quali posizionate in posti senza alcun merito reale), posso in via potenziale dire, che l’impostazione della scuola non come “ente di assistenza sociale/club per i figli di papa’”, ma come ente di trasmissione del sapere e del sentirsi parte di un sistema civile, a me piace. Una cosa che stavo dimenticando riguarda l’obbligo scolastico: va dai 6 ai 18 anni.
Il sistema scolastico e’ prevalentemente pubblico, gestito per lo piu’ dalle comunita’ linguistiche (non dalle regioni che sono un’altra entita’ locale, per lo piu’legate ad altri aspetti di tipo amministrativo, magari ci scrivero’ un post in merito), affiancato comunque da un sistema privato (sovvenzionato parzialmente da enti pubblici) di tipo cattolico di dimensioni alquanto importanti in quanto a numero di studenti. Per diritto di storia, bisogna ricordare, che nonostante oggi il Belgio sia un paese fondamentalmente laico e secolarizzato, deve la sua ragion di esistere ad una rivoluzione religiosa, in cui i cattolici ubicati in questa terra, dopo il periodo napoleonico, piu’ precisamente nel 1830, decisero di staccarsi dal Regno dei Paesi Bassi, fortemente arroccato su posizioni di stampo protestante.
Ora se volessimo essere in tema di far polemiche, come spesso avviene in Commedia Country direi: Perche’ non eliminare la scuola media anche da noi, e recuperare un anno che altrimenti andrebbe regalato ai gia’ tanti che regaliamo allo stato? A me non farebbe poi tanto schifo. Diciamo che un regalo di tale portata non me lo sono potuto permettere, ma spero di poterlo fare per i miei figli. E’ una provocazione che lascio ai lettori. Preferite un sistema su due livelli (6+6) senza scuola media (o come cazzo si chiama oggi) e diplomarvi a 18 anni, oppure un Sistema come quello italiano, diviso in 3 gradini (5+3+5) successivi, diplomandosi a 19 anni ? Che esperienze avete voi della scuola media ? A distanza di anni (mi riferisco a chi ha piu’ di 25 anni), ritenete la scuola media italiana utile, e se si in cosa ? Lascio aperto questo sondaggio.
Da notare che nel Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Spagna e quasi in tutti i land della Germania (salvo eccezioni di alcuni land, e per alcuni percorsi in particolare, se qualcuno e’ interessato posso girare tutti i riferimenti), il ciclo di studi pre-universitario si conclude a 18 anni, pur avendo ogni nazione un percorso diverso (il sistema belga e’ identico a quello del Regno Unito e dei Paesi Bassi). Ritenete inoltre che l’obbligo scolastico debba arrivare ai 18 anni come qui in Belgio? Ovviamente motivare la risposta, non lasciando un semplice ritorno dogmatico ideoligico (gli anni 70 sono finiti da un bel pezzo).
p.s.: Quando vivevo in Canada, seppur all’epoca la cosa non me ne impippava molto (per via del fatto che non solo non avevo figli, ma non ero ancora neanche sposato), avevo scoperto che il sistema scolastico pubblico (preponderante rispetto a quello privato), era strutturato come in Belgio. In Canada (paese diviso linguisticamente e culturalmente come il Belgio), la scuola era impostata come in Belgio. Il livello medio di istruzione, educazione civica e cultura dei canadesi era molto alto.
p.p.s: ho scritto questo post stamattina. Non l’ho subito pubblicato. Avevo delle commissioni da sbrigare prima del pomeriggio, tra cui passare da un concessionario di auto, ove mi sono recato con mia figlia. Il commesso, dopo aver cominciato a fare lo strasimpatico con me (intuendo le mie origini italiane, si lanciava in un italiano maccheronico, sperando di “fare colpo”da un punto di vista commerciale), ha cominciato a chiedermi da quanto tempo vivessi in Belgio. Gli ho detto 7 mesi. Ad un certo punto, con estrema serieta’, come fosse un’altra persona, ha iniziato a chiedermi come si trovasse mia figlia a scuola. Gli ho risposto: “Bene, si e’ inserita e parla gia fluentemente francese”. Con piglio serio mi ha guardato/scrutato dicendomi e quasi intimandomi: “L’ecole c’est un etape fondamentale de la vie. C’est important de bien s’adapter pour elle et pour vous”. Gli ho risposto”Sans aucun douts”. Dopo un secondo cambia espressione, passando da una faccia tipo Massimo Ranieri a quella di Al Bano ubriaco, chiedendomi se per comodita’ preferissi un preventivo in inglese invece che in francese. Benvenuti in Belgio.
Per ora parto con i commenti meno seri, poi magari, ma non ne son sicuro, scriverò altro.
È utile la scuola media? Come no, mi dà lo stipendio!
Quanto ai nomi delle scuole in Italia, quelli ufficiali attualmente sono: scuola dell’infanzia (3-6), scuola primaria (6-11), scuola secondaria di primo grado (11-14), scuola secondaria di secondo grado (14-19).
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Bravo Alessandro. Iniziare sempre con leggerezza e’ la cosa migliore. Mal digerisco la pesantezza, non solo di cibo. Prendersi ogni tanto in giro, e’ indice di persona seria (Italo Svevo docet).
Rispondo tra il serio e il faceto. Abolire la scuola media (secondaria di primo grado) non intendo ovviamente cancellare i posti di insegnante 😉 Anche perche’ rifacendosi al sistema belga, ci si risparmia un anno di studio non si eliminano tre anni e i loro insegnanti/insegnamenti. Dei tre della scuola media italiana, uno “va” sulla primaria, un altro sulla secondaria. Il numero di insegnanti richiesto dalla scuola belga (magari se trovo dei link specifici li inserisco in prossimi post), a partire dalla maternelle, e’ molto elevato. I miei figli nell’ecole maternelle hanno 4 insegnanti. L’instituteur/institutrice con il quale svolgono attivita’ di linguaggio, socialita’, e matematica (si letto bene, matematica). A questa figura principale, si affianca un insegnante di supporto, che affianca il primo mediamente 1,5 giorni a settimana. Esistono poi l’insegnante di psicomotricita’ (2h a settimana) e l’insegnate di musica (2h a settimana). La cosa continua identica nella scuola primaria, con l’aggiunta al terzo anno dell’insegnamento di due lingue oltre quella “veicolare” direttamente legata alla regione in cui la scuola e’ situata (se si e’ in Vallonia pertanto si comincia alla terza “elementare” a studiare a scelta olandese o tedesco, e inglese obbligatoriamente). La scuola di ogni ordine e grado ha i seguenti orari: lun-ven dalle ore 8.15 alle ore 15.45, salvo il mercoledi che si esce alle 12.15. Sin dalla maternelle, sono presenti corsi di teatro, arte figurativa tenuti da esperti in arte (drammatica o figurativa), diplomati all’accademia relativa. Con il prosieguo del corso di studi (ma sempre nelle primarie), ci sono corsi di storia, geografia, scienze, tecnica, proprio come nella scuola media italiana e come era “ai miei tempi” dalla terza alla quinta elementare. Il primo anno della secondaria, indipendentemente dagli indirizzi e’ praticamente identico alla nostra terza media. Di posti di lavoro, credo che la scuola belga ne generi anche piu’ della scuola italiana, pur con un anno in meno. Mi chiedo pertanto, perche’ tra i belgi (ma e’ abbastanza simile anche nei paesi della Unione Europea che citavo, nonche’ in Canada) i ragazzi alla fine arrivino all’universita’ mediamente preparati (il sistema universitario belga, ha le punte di diamante delle due Universita’ di Lovanio, ma in generale ha un sistema molto omogeneo e di alto livello e richiede una buona preparazione scolastica per avere successo) e con un anno in meno. Ovviamente la mia provocazione va alla scuola media, dato che qui non esiste (seppur redistribuita su due soli anni, tra primaria e secondaria). Avendo lavorato tanto anni nell’universita’: 8 in Italia, 2 in Canada, ora lavoro in Belgio anche se non nell’universita’ ma sempre avendo a che fare con molti giovani (gestendo un numero non trascurabile di giovani ingegneri), mi chiedo a che pro una ragazza e un ragazzo italiano per concludere gli studi (diploma/laurea) ci debba mettere un anno in piu’ che un coetaneo europeo/canadese? Io non vedevo tutta questa differenza tra un 19enne italiano e un 18enne canadese neo-iscritto all’universita’ (anzi, i ragazzi in Canada mi sembravano mediamente anche piu’ e meglio preparati, soprattutto da un punto di vista emotivo)? Inoltre ora vedo come i neolaureati belgi, mi sembrano molto piu’ addentro alle dinamiche lavorative e molto piu’ intuitivi e veloci dei laureati italiani (e molto meno con la puzza sotto il naso.. sia detto cosi en passant), iniziando addirittura con un anno di anticipo a lavorare. A che pro quindi regalare un anno della propria vita allo stato italiano?
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Ciao Friz ho insegnato fino all’anno 2004 alle elementari.
Già alla fine degli anni ’90 avvertivo l’esigenza di una scuola strutturata in modo diverso.
I bambini passavano dalla scuola elementare alle elementari alla scuola media inferiore come se facessero un salto nel vuoto . La realtà era la non continuità ,due comparti stagni carichi di pregiudizi e di giudizi nei confronti di chi doveva usufruire di un buon servizio scolastico. Nonché del corpo insegnante .
Altro che collaborazione…
Veramente un breve periodo feci l’esperienza del sostegno poi lasciai …
Era piuttosto alienante o era di supporto all’insegnante di classe .
Insegnai poi nel tempo pieno degli anni ’80 ai ’90 . Ero in una cittadina di provincia, nelle Marche . La scuola mi pareva all’altezza di offrire un servizio rispondente alle esigenze di tutti
È vero che gli insegnanti che catalogavano i bambini c’erano anche allora ma l’organizzazione dell’orario permetteva ,nel pomeriggio, oltre alla ricchezza dell’offerta formativa più ampia, la possibilità di fare diversi gruppi di lavoro.
Anche i gruppi dovevano cambiare . Responsabilizzare e fare interagire i bambini ,restando la guida con attenzione verso tutti , le condideravo priorità.
Credo che per la crescita senza diversità sia fondamentale coinvolgere a rotazione tutti i bambini ,come i ragazzi , assegnando mansioni ,quelle possibili tutte .
Le lezioni per me non si fanno dalla cattedra ,se non alcuni momenti, meglio pochi.
Considero un errore forte chiamare solo i cosiddetti bravi.
Tutti debbono e possono raggiungere le competenze necessarie.
Mi trasferii nel 96 e fino al 2004 scelsi di lavorare in un paesino .
Ero la maestra prevalente ho scelto di fare la scuola attiva sul modello del Freinet .
Poi è naturale personalizzare nel loro contesto .
L’aula non è l’unico luogo dove insegnare … l’esperienza mi ha fatto trarre diverse considerazioni. Tutte discutibili ,certamente .
La scuola si fa con e per i bambini stessa cosa con i ragazzi, altrimenti non si riesce a dare la stessa possibilita ai più disagiati come a quelli più agiati .
Insegnare loro ha fatto crescere anche me .
Ho ricordi belli perché sono riuscita a portare tutti al livello buono . Non esiste un vero “livellamento “non si tratta di altezza
Alcune differenze esistono ma si tratta di qualcosa in più che appartiene a loro.
Non mi preoccupavo della quantità ma della qualità .
Considero controproducente ripetere le stesse lezioni o ,simili per 8 anni .
Poi ricominciare alle scuole medie superiori .
Sono fuori da molti anni .
Dal 2007 al 2017 ho vissuto in Francia conoscevo diversi bambini e un paio di insegnanti . Trovavo entrambi più sereni rispetto ai nostri bambini e ai nostri insegnanti. La mentalità mi appare molto chiusa in Italia . Sono piuttosto preoccupata per i miei nipoti, uno in particolare conosco le ragioni e le trovo veramente urticanti. Ho letto dei sistemi scolastici europei messi a confronto . Non ho letto i libri che hai menzionato. Il video devo finire di vederlo ,non amo gli accademici … Bisogna essere in campo per discutere dei dati Invalsi e Istat ecc… Altrimenti le analisi saranno sempre parziali . L’ho fatta lunghissima mi scuso .
Ti auguro buona continuazione dovunque ti trovi …
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Ciao Sossu, grazie per questo tuo contributo. Scusa ma a volte mi sono perso, non è colpa tua. Purtroppo quando si scrivono commenti lunghi, immagino con il telefono non è facile. Io vivo in Belgio, da qui il post. Per ora i miei figli frequentano qui la scuola primaria e sono molto contento. Esiste una maggiore fiducia dei genitori nella istituzione scuola, rispetto all’Italia. Ed anche una loro minore ingerenza. La tua esperienza è sulla scuola elementare mi pare di aver capito. Non ho capito cosa vuoi dire con bisogna essere in campo per discutere dei dati invalsi ed ISTAT. Nel frattempo ti auguro buona serata. Fritz
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Grazie mi sono persa tra i viaggi in effetti parli della scuola in Belgio . Ho insegnato alle elementari . Come avrai intuito ho la mia età ,l’argomento mi sta a cuore.
Le ingerenze esistono ma anche i problemi che insegnanti stanchi e demotivati amplificano.
Sono un po’ amareggiata ,è vero. Mio nipote è in difficoltà da tempo.
Faceva il tempo pieno alle elementari. C’era il tempo di fare bene scegliendo meglio .
Del tanto del troppo che ha fatto cosa è rimasto alla maggior parte di loro ? Troppo poco.
Mi pare che siano stati trascurati strategie alternative semplici e pratiche che servono ad interiorizzare soprattutto se si lavora con il corpo. Conoscevo le colleghe e come lavoravano ma spettava ai genitori. Io lo avrei mandato altrove .
Doveva imparare tutto a memoria ,una marea di cose.
La sintesi del metodo utilizzato è stata questa insieme ad un numero notevole di schede.
Ora frequenta la seconda media e le difficoltà aumentano.
I genitori hanno scelto di seguirlo, il metodo punitivo non rende è chiaro
I professori alle medie sono piuttosto vecchio stampo . Temo un abbandono, i segnali sono già evidenti . Ragionevolmente affermo questo anche in virtù del fatto che il padre non ha studiato, questo ha avuto un peso notevole in negativo.
Situazioni come quella di mio nipote sono molto diffuse .
La nipotina ha iniziato la prima elementare, ha maestre attente sveglie e motivate . So che per lei andrà meglio. Ora i genitori si sono resi conto . Troppo tardi ci rimettono i piccoli, soprattutto i più fragili , e questa cosa non mi va giù .
Finché andrà avanti questo sistema scuola, che domani avranno i giovanissimi di oggi ?
Per l’Invalsi con letture dei dati mi riferivo al podcast che ho guardato in parte . Non ho finito è vero . Mi chiedevo come questi esperti potevano ben analizzare i dati. È vero che i dati sono dati ma vanno decodificati . Essere in campo significa insegnare non all’università che è per pochi . Di questo passo l’Universita sarà per i più preparati e quelli che possono permettersi di protrarla anche a lungo .
E le Medie superiori in quanti le termineranno ?! Non ho un persiero positivo mi pare di essere realista. La pandemia peggiora ulteriormente la situazione scolastica .
Scusa ,ma scrivo con il cellulare e faccio fatica. Grazie
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Buongiorno Sossu
Non c’è problema per scrivere con il cellulare. So quanto possa essere complicato scrivere lunghi periodi/pensieri con un cellulare. Anche la lettura è molto piu’ difficile, nel caso si dovesse leggere pensieri articolati. Stamattina sto leggendo dal pc e i tuoi due commenti già mi sono piu’ chiari.
Io ho due figli che frequentano la scuola primaria qui in Belgio. Anche io ho i miei timori, le mie paure e preoccupazioni, specie per mio figlio piu’ piccolo. I problemi si amplificano, soprattutto perchè loro sono trilingue (papà italiano, madre spagnola, scuola francofona). Difficile fare discorsi generali di comparazione tra sistemi scolastici, basandosi su esperienze personali. Già in Italia esistono diverse situazioni. Fare un qualsiasi tipo di scuola nel centro di una metropoli italiana o nella sua periferia (già Milano stessa), parliamo di due pianeti differenti… figuriamoci tra una qualsiasi scuola belga ed una qualsiasi scuola italiana.
Sui test Invalsi, comincio a capire, proprio sulla base di quanto esposto sopra, come la collocazione della scuola (che in realtà si adegua alla composizione sociale dei nuclei famigliari che abitano in quella zona) possa essere fuorviante ai fini della valutazione delle scuole singole come entità a sè stanti, e come sistema scolastico. Non ci vuole un sociologo per capire che la scuola in centro a Torino, avrà in valore assoluto risultati migliori della scuola in periferia a Mirafiori. La gentrificazione di Torino, Roma e Milano, fa si che in centro vivano famiglie con un grado di istruzione molto alto, che per tanti motivi sono un supporto extra scolastico ai figli. Cosa che in periferia si dirada notevomente. Il discorso si deve fare a livello relativo, ma è difficile valutare la relatività, prendendo come uno dei punti principali della co,parazione, i livelli di partenza dei ragazzi e delle loro situazioni famigliari.
La scuola è un tema complessissimo, me ne sto accorgendo grazie alle interazioni che sto avendo a seguito dei miei post qui nel mio blog.
Ti chiedo a questo punto formalmente, se ti va di partecipare ad una intervista qui sul mio blog, che possiamo preparare con calma tramite email. Nel caso non volessi non ci sono minimamente problemi, siamo qui nella blogosfera per passare un po’ di tempo libero. Auguro a te ai tuoi figli e ai tuoi nipoti un buon 2022.
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Sono d’accordo in tutto ciò che evidenzi il mio riscontro è di campionatura . Ho abitato per due anni a Milano a Cesano Boscone. C’erano delle cuginette che frequentavano le elementari . Era diverso dalla provincia di Ancona. Iniziai allora non avevo vent’anni facendo la primina privata ad una cuginetta e alla figlia di una cugina. Credo che i dati vadano presi in esame da chi ha insegnanti in attività o appena pensionati . Credo che i campioni debbano essere diversificati in orizzontale e in verticale. L’Italia resta divisa culturalmente in tre zone . I motivi li conosciamo abbastanza . Non sono cambiati da quando non vivi più in Italia.
Posso dirti da insegnanti che i primi tre anni di vita sono fondamentali . Nessuna paura sul fatto lingue . La mia nipotina di due anni e mezzo comprende e parla bene l’italiano ma anche l’albanese. Le canzoncine e diversi termini inglesi li conosce. Ha un’ottima memoria e non si confonde. I genitori hanno una prepazione buona entrambi. Con ciò ti vorrei trasmettere un po’ di fiducia . È essenziale per voi e per i due bambini. La capacità di adattamento dei bambini in un contesto valido è molto più forte dell’adulto . La scuola è fondamentale ,viene subito dopo la famiglia. Addirittura alle superiore diventa ancora più incisiva l’azione della Scuola unita alla scelta delle compagnie frequentate dai ragazzi. A volte alla Scuola si chiede di compensare quest’operazione è quasi impossibile. Ricordo diversi casi difficili
e gli sviluppi ulteriori . Purtroppo il contesto sociale famigliare molto disagiato segna il futuro dei figli .
Per quanto posso essere utile sono disponibile . Lo scambio dovrebbe arricchire allora seguirò le tue email. Ti ricordo che seguo i nipotini nei momenti di bisogno , il bisogno c’è. Se tardo un po’ il motivo lo sai . Allora alla prossima e Buona giornata
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Carissima Sossu
buon pomeriggio e grazie per aver accettato la mia proposta di intervista. Sono riuscito a recuperare il tuo indirizzo email, dato che compare nelle informazioni utente nel reader dei commenti (puoi fare lo stesso con me). Si capisco che i primi 3 anni di vita, sono fondamentali per il prosieguo del percorso scolastico. Sono anni delicatissimi, esiste una vasta letteratura scientifica su questo aspetto. Grazie per rincuorarmi sulle lingue. Restano alcune preoccupazioni per mio figlio, dato che aveva un ritardo già quando eravamo in Italia. Ritardo che sta colmando qui a poco a poco con l’aiuto della logopedia in francese. Mia figlia invece è molto portata per le lingue. Dopo 5 mesi qui in Belgio, aveva da poco compiuto 6 anni e già parlava discretamente bene il francese, con le pronunce esatte e con un vocabolario adeguato ai bimbi della sua età. Ripeto per mio figlio non è stato cosi e non lo è ancora pur avendo solo 15 mesi di differenza da sua sorella, ma sta recuperando. Per quanto riguarda la divisione dell’Italia in tre aree culturali, dopo aver vissuto: 19 anni in Puglia, 14 a Torino (centro, media periferia), 6 in provincia di Alessandria (e lavorando 2 anni in periferia a Milano) ed avendo conosciuto in una parabola di 27 anni, italiani di tutte le regioni a frotte (anche la mia città di provenienza pur essendo al Sud era una città di immigrazione e non di emigrazione fino al 1992), mi permetto di dissentire. Dopo uno strato abbastanza superficiale di provincialismo che permea tutti, gratta gratta, gli italiani sono molto piu’ uniformi a livello culturale di quanto si possa immaginare. La vera divisione è una divisione di classe, piu’ che di regione o area geografica. Erano considerazioni che faceva Pasolini negli anni ’60, figuriamoci oggi a 50 anni di distanza, dopo la società di massa che già descriveva Eco nello stesso periodo e dopo 40 anni di omologazione televisiva e grazie ad una scuola (in questo caso positivamente), i cui programmi sono unificati a livello nazionale dal dopoguerra (ma anche da prima) ad oggi. Esistono differenze regionali inoppugnabili di reddito, opportunità lavorative e queste incidono poi a livello sociale in vari settori (tra i quali la scuola)… ma non vedo differenti visioni politiche (prima ancora culturali) per il futuro da Nord a Sud. E’ molto diffuso al Nord come al Sud un sentimento di peronismo e di statalismo (declinato in diversi modi, a seconda delle tre macroaree), per cui tutti hanno perso un paradiso perduto che non è mai esistito o è esistito in maniera molto diversa dai bias che ciascuno cerca o si crea (l’industria pesante nel Nord Ovest, l’assistenzialismo statale al Centro Sud, il regionalismo parassitario che foraggiava le piccole imprese e le cooperative nel Nord Est e nelle regioni rosse). Il paradiso perduto che tutti ricordano come idilliaco (chi ha piu’ di 40 anni), seppur declinato in maniera diversa nelle 3 aree del paese, era frutto di una visione assolutamente provinciale ed errata da un punto di vista storico del mondo.. non a caso siamo finiti per ben 2 governi nell’ultima legislatura in mano a dei nostalgici di questa risma, e tra il 2001 e il 2011, per motivi diversi, da Nord a Sud un certo tipo ha governato questo paese con percentuali di voto da repubblica sovietica. Chi ha meno di 40 anni, al Nord come al Sud, e trasversalmente dai luoghi geografici (la periferia milanese, torinese o romana, è cosi diversa da quella napoletana? Direi proprio di no. La provincia alessandrina è cosi diversa da quella tarantina? Direi proprio di no. Ha le stesse stratificazioni e mentalità di classe, solo che in provincia di Alessandria, la fetta di coloro che hanno un reddito medio alto è di molto superiore a quelli della provincia di Taranto). Un notaio ad Alessandria fa una vita cosi diversa da un notaio a Taranto? Legge (quotidiani o libri) cosi diverse, vota per partiti cosi diversi? Manda i figli in università cosi diverse? Ma soprattutto rispetto alla visione del proprio paese, ha una prospettiva cosi diversa? Cosi come chi vive in una zona periferica e nelle case popolari di Alessandria è cosi diverso da uno che vive in una casa popolare a Taranto?… Per il resto, la classe media, vive credendo che il proprio piccolo mondo antico sia l’unico possibile e valido. E’ probabile anche che le differenze sfumino, se viste dall’estero e da posti sideralmente lontani come lo sono stati per me il Canada, gli Stati Uniti, in parte la Spagna e l’Argentina, ora il Belgio. Potrei anche sbagliarmi. Sono considerazioni empiriche, basate sulla mia esperienza. Pero’ alla fine la vita di ciascuno si base soprattutto sulle proprie esperienze che ovviamente devono essere viste in un contesto piu’ grande e validato da dati di tipo scientifico (cosa che cerco sempre di fare) senza cercare confirmation bias. Comunque dopo questo logorroico commento, grazie ancora per accettare l’intervista. Ne sono onorato. Ti scrivero’ nei prossimi giorni, cercando di stilare una lista preliminare di domande.
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Grazie Friz cerco di rincuorarti per tuo figlio sono sempre convinta che la psicomotricità aiuti molto . Per l’educazione musicale mi pare un po’ piccolo . Le attività alternative giocose sono importanti. Mio nipote fu seguito da una logopedista già da piccolo. Ma in lui ha influito molto l’insicurezza e l’autostima che viene data dai genitori. Ma le loro difficoltà che ho sempre visto si sono riversate su di lui. Non ne parlo per giudicare, sono osservazioni sistematiche che ho potuto fare. Anche per deformazione professionale. Mi sembra che tu sia molto attento e scrupoloso . Tua moglie non può essere tanto diversa e i tuoi figli non avranno questi problemi . Un ambiente sereno e amorevole aiuta la crescita armonica dei bimbi. Tranquillo abbi fiducia, seguitelo, andrà bene. Riguardo al resto ho letto anche oggi che le differenze esistono . Questi ultimi vent’anni l’Italia ha avuto una regressione culturale notevole rispetto all’Europa più ristretta siamo in coda. Quindi ci ritroviamo come eravamo più o meno mezzo secolo fa . Naturalmente mi riferisco al livello culturale. I dati sull’uso delle parole nelle scuole medie superiori sono piuttosto deprimenti. Parlo del numero delle parole in uso . È Il linguaggio fa la differenza . Questo è ciò che leggo che sento e vedo anche riguardo alle differenze tra nord centro sud e Isole. Mi fermo qui , il mio è solo un approccio con qualche lettura . Va molto approfondito per potere essere considerato rispondente al reale .Buona notte 🌃
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Ciao Sossu, grazie per la tua disponibilità e per questo tuo commento. Si concordo abbastanza su questa tua aggiunta. Certo a livello empirico e generale credo che le tue considerazioni siano alquanto aderenti alla situazione reale. Sto preparando le domande per l’intervista. Conto di poterle inviare entro domenica prossima. Un caro saluto. Fritz.
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