Qualche anno fa, grazie al successo ventennale che le vicende del commissario Montalbano avevano accumulato investendo anche il sottoscritto, cercai di scrivere un post divertente per capire le motivazioni di quel successo duraturo che attraversava trasversalmente il nostro paese per eta’, genere e latitudine.
Lo ripropongo oggi, non solo perche’ la Rai stasera mandera’ in onda per l’ennesima volta le sue “avventure”, ma perche’ credo che proprio in un momento come questo, forse rileggere o rivedere per la milionesima volta un personaggio fittizio, che riscuote lo stesso successo della nazionale di calcio durante i mondiali (e’ altrattanto indubbio che per un popolo come il nostro il calcio non sia solo un passatempo, nel bene e nel male), possa darci degli spunti per capire quelli che noi siamo come singoli e comunita’, ma con leggerezza, senza pesantissimi studi di sociologia o psicologia delle masse. C’e’ indubbiamente un riflesso di questa serie di “libri” e “sceneggiati TV” che e’ collegato alla nostra indole, altrimenti non si spiegherebbe il suo successo cosi lungo.
Non credo che Montalbano sia un personaggio positivo o negativo a priori, credo sia una sorta di specchio, in cui molti di noi, rivedono qualcosa di idealizzato, soprattutto per chi ha piu’ di 30 o 40 anni. In “Salvo” vi e’ un’innegabile voglia di ritorno al passato, ma ad un passato ideale, se non per certi versi surreale (nel senso positivo del termine), molto inconscio, ma che deborda facilmente anche nella nostra parte conscia. Camilleri in lui ha riversato senza ombra di dubbio i sui ricordi di adolescente o di giovane, ma inconsapevolmente ha travasato in “lui”, tanto di molti di noi, soprattutto la nostra parte fanciullesca. Credo che rivedere Montalbano con occhi piu’ disincantati, specie per le sue milionate di fan, dopo 20 anni, possa dare qualche spunto in piu’ per il futuro, oltre che portare a rinchiuderci “nel naufragar me dolce in questo mare” che le vicende di questo poliziotto portano ,per quanto spiego dopo, con se’. Buona lettura.
Montalbano e la metafisica
Mi sono avvicinato al mitico Commissario di Vigata qualche anno fa, mentre ero in Canada. La nostalgia dell’Italia, mi fece cedere allo sceneggiato televisivo che passavano allora su un qualche network nordamericano. Da allora con la serie TV prima e con i romanzi di Camilleri poi, è stata una continua storia d’amore quasi si fosse in un continuo stato di innamoramento, felice e leggiadro nell’irreale, sfiorando le vette della metafisica a cui questo personaggio ti conduce.
Per chi come me si è avvicinato al nostro attraverso la televisione, il romanzo è quasi un appendice, forse un pochino retrò e poetica, un misto tra un ritorno all’infanzia e ad un sussulto vintage di revanchismo antimoderno. Mentre leggi e scorri le pagine, attraversando questo dialetto artefatto ed in parte fittizio, ti specchi inconsciamente nelle immagini degli sceneggiati che hai visto già nell’ordine delle centinaia di volte, e che ti sono diventate familiari e care. Partono le note di tango della sigla, e tu scandisci nel tuo cader in tuffo verso il cuore, questo mondo trascendente, sospeso tra la visione onirica e quella metafisica di un’isola che non c’è.
Montalbano e gli spazi
Camilleri ha ammesso più volte, la sua “discendenza” da Simenon. Il suo Montalbano deve certamente tanto a Maigret (metodi di indagine, introspezione psicologica dei protagonisti, qualche venatura burbera del commissario), ma altrettanto ai cosiddetti romanzi duri (l’ambiente tipicamente provinciale ove gli accadimenti si verificano, personaggi al limite del macchiettistico). Però per quanto mi riguarda c’è una differenza sostanziale tra i due “mondi-spazio”. Gli “spazi” dei romanzi di Simenon sembrano tutti racchiusi in un fazzoletto. Quando leggi qualcosa di Maigret, hai sempre l’impressione di stare in uno spazio stretto. Sia che tu sia al ristorante, sia che tu sia in commissariato, sia che tu sia per strada. Hai sempre l’impressione di essere confinato in un angolo angusto, e quasi sempre hai la sensazione che qualcuno ti stia alitando sul collo. Quando leggi Montalbano, e a maggior ragione quando ne guardi i film, sembra che tu sia in un luogo sospeso tra l’etere e l’immaginazione: non solo strade senza traffico, ma addirittura con pochissime auto, pochissima gente, se non quella strettamente necessaria ai fini della storia. E’ un po’ come ricadere nei ricordi del passato, dove tutto ti appare immensamente grande ed abitato dalle poche persone a cui volevi bene. Naufragar me dolce in questo mare.
Montalbano e il tempo
Se nei romanzi l’incedere del tempo è scandito dalle tante riflessioni che Montalbano si fa rispetto alla sua pensione e alla paura della solitudine che la terza età porta con sé, lo sceneggiato TV sospende anche questa dimensione, idealizzando anche la quarta dimensione. Il tempo per Montalbano è fermo probabilmente alla prima metà degli anni 90, età a cui certamente risale la sua formidabile FIAT Tipo. Di qui il suo rapporto alquanto antiquato con la tecnologia, pur non soffrendone le idiosincrasie di un uso ai limiti del refrattario. Il nostro vive perfettamente nel 2016, ma è come se il 2016 fosse stato costruito nel 1994/95. Ha un cellulare, ma non ne fa quasi uso. Internet e i computer esistono, ma il suo uso è quasi monopolio assoluto del semianalfabeta (ma sapiente) Catarella e della loro esistenza il suo ufficio è completamente scevro. In casa spesso usa un videoregistratore. Sospettiamo che quando dice di guardare un film, usi ancora un VHS. Se Montalbano amasse il calcio, molto probabilmente starebbe parlando ancora delle diatribe Van Basten-Sacchi. Per grazia di suo padre (Camilleri), Montalbano non cede al calcio. Però recita a memoria, quando capita, e quando le circostanze ne hanno assonanza coi versi, passi di Pascoli o Leopardi persino Carducci, in alcuni momenti anche Ariosto.
Se è vero che il Montalbano calcistico parlerebbe di cose vetuste, il Montalbano se si fosse dedicato alle lettere avrebbe potuto sussurrare tranquillamente ad Umberto Eco, e forse intendere anche qualche recensione di Enrico Ghezzi, senza l’ausilio dei sottotitoli.
Montalbano e il prossimo
Il nostro è quello che molti uomini aspirano ad essere. Un burbero disattento che sa ascoltare. In questo felice ossimoro, si nasconde un altro dei sostanziali idealismi creati da Camilleri che danno linfa alla longevità di questo personaggio. Salvo sa ascoltare tutti. Anche quando con la testa sta da un’altra parte, anche quando ti sta borbottando per le scappatelle di Augello. Lui ha un magazzino dove finiscono tutte le parole che gli vengono conferite. Il suo cervello è un pendolo che oscilla tra il moderno multitasking e l’antica illuminazione buddista. Sul più bello si ricorda di quella frase ascoltata tra il lusco e il brusco, e ti risolve un caso su cui Fazio lavora alacremente da un paio di settimane. I suoi colleghi lo reputano un papà ai limiti della fratellanza maggiore, per molti è un prete in borghese.
Montalbano e le donne
L’idealizzazione in questo caso si materializza in un altro ossimoro: il maschio meridionale senza famiglia di origine. Se il fascino del personaggio televisivo deve tanto anche al suo attore molto piacente per l’altra metà del cielo, quello dei romanzi senza ombra di dubbio deve molto al fatto che lui rappresenta per le donne l’ideale assoluto: il “maschio” senza possibilità di suocerame al contorno.
Non si hanno tracce di mammà, men che meno di papà, fratelli, sorelle, cugini e zii di terzo grado. Montalbano è un po’ come i personaggi di Clint Eastwood nel film di Leone. Generato e diretto non si sa da chi e non si sa dove. Nel frattempo aggiusta qualcosa qui in terra.
Non a caso, nonostante sia meridionale, ha una fidanzata del Nord in una relazione che dura da vari lustri e che resiste a qualche scappatella (sarà metafisico ma almeno su questo versante e sul cibo è stato umanizzato), di cui lei sente avverte sicuramente qualcosa il. Però vuoi mettere per una fidanzata l’assenza totale di una suocera, al cospetto di un’amante molto saltuaria e vaga?
Salvo non decide a sposarsi… è eternamente sospeso in quell’adolescenza decisionale tipica dei maschi davanti al grande passo. Si dimentica spesso di lei quando lei è a Genova, ma quando lei c’è è tendenzialmente attento e premuroso.
Montalbano e il cibo
Qui veniamo al secondo e ultimo punto umano di Montalbano. Chi di voi, fan come del commissario, oltre a sognare la casa di Marinella, con tanto di spiaggia a portata di mano, non ha mai sognato di farsi le mangiate che si fa lui, grazie alle doti culinarie di Adelina e di Enzo. Ma soprattutto, chi non ha mai sognato in età adulta, di fare poi quello che ti insegnano da piccolo: “Quando si mangia non si parla”. Regola che viene subito interdetta in età adulta, per via di quei devastanti e spaccamenti (di cabasisi) chiamati : “Pranzi e Cene di lavoro”. Con Montalbano, anche in questo caso, ti sembra di tornar bambino. Davanti ad un piatto di pesce al forno, devi soltanto mangiare e godere.
Non ho mai letto un libro di Camilleri, né ho mai visto una puntata di Montalbano. Non so per quale recondito motivo, questo personaggio non mi attrae. Mi è capitato qualche rara volta di passarci dentro casualmente, mi sono fermata qualche minuto, ma poi me ne sono andata perché proprio non riesco a farmelo piacere.
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Ciao Nadia, io ho cominciato a vedere la serie TV e poi a leggere qualche libro intorno al 2012, quindi giua’ molti anni dopo gli esordi. Io fui spinto dalla nostalgia dell’Italia. Credo che il motivo del suo successo stiano molto nella vena nostalgica, e un po’ da cartolina di certa Italia, certo Sud. indubbiamente molte cose pescano dalla realta’ ma sono allo stesso tempo idealizzate. Qui secondo me vi e’ il punto di attrazione o non attrazione verso il personaggio. Poi ovvio vi e’ anche una questione di gusti personali che prescinde da questo aspetto (attori e storie raccontate). Dopo tanti anni io comincio a guadarlo con piu’ distanza, senza per cio’ denigrarlo.
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Ammiro molto Camilleri per la sua statura artistica, però questi racconti mi riportano in un mondo antico (non esattamente il mio poiché vivo in Lombardia da sempre), che io ricordo duro e senza pietà, perciò ne sto lontana.
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Esatto Nadia. E’ proprio quello che volevo sottolinerare. evitiamo di identificarci troppo in queste storie che raccontano di un mondo lontano idealizzato. il passato non e’ stato cosi’, ne lo sara’ il futuro. cosi come dobbiamo smettercela di identificarci (qui piu’ seriamente) col calcio, trovandovi sempre delle metafore del piffero (il calcio e’ uno sport, di massa, ma non rappresenta tutto). E ti diro’ di piu’.. sulle differenze Nord/Sud, alla fine sono molto labili su molti aspetti, specie sul passato (sul presente ci sono notevoli differenze). Anni fa mi trovai a leggere un libro di Rampini, il cui papa’ era originario di Genova e la mamma della bassa lombarda. Raccontava la situazione in cui vivevano i suoi nonni (che sarebbe stata anche qeulla dei suoi genitori se non fossero emigrati in Germania se non erro) quando lui e i suoi genitori tornavano a meta’ anni 60 a trovarli. Quindi non un secolo fa, e non in Calabria o in Sicilia… ma a poche decine di km dalla piu’ moderna metropoli italiana. Se non vado errato, Rampini e mia madre hanno la medesima eta’. I miei mi raccontavano le stesse identiche storie, senza una virgola di differenza, di quelle che lessi nel libro di Rampini. Non una virgola di meno, non un aggettivo in piu’. I miei hanno sempre vissuto in Puglia. Per questo dico: guardiamo e leggiamo Montalbano, ma cerchiamo di capire che “ci piace” perche’ ha un sapore di Paradiso Perduto, solo perche’ c’e’ molta idealita’.. cio’ non toglie che siano delle storie godibilissime, amate anche all’estero, e che per una volta non danno un’immagine negativa del (Sud) Italia. Utilizziamolo per guardarci allo specchio (ovviamente per chi come me si e’ appassionato a questo storie0, cercando di “capirci”.
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Io ho visto tutta la serie TV, ho provato ad approcciarmi ai libri ma con il dialetto ho scarsissima familiarità… diciamo che non tendo a identificarmi con il mondo di Montalbano, ma penso sia uno dei prodotti televisivi italiani meglio riusciti, episodi all’incirca uguali tra loro ma che non stancano mai, un personaggio che non muta nel corso del tempo e non ha una vera e propria trama, eppure funziona. E apprezzo il voler portare un tema come la malavita siciliana alle famiglie, e senza dover esagerare con le sparatorie all’americana… piuttosto viene rappresentata la lotta alla malavita, che non sempre è facile e non sempre nella vita reale riesce, ma sarebbe un buon esempio da seguire 🙂
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Ciao Penny, capisco la difficoltà con il dialetto, specie durante la lettura. Suggerirei di insistere, a meno che non sia per te molto ostico (anche io ho avuto difficoltà all’inizio, poi ho imparato una ventina di termini chiave e sono riuscito a sbloccarmi). Come prodotto televisivo concordo sia una confezione fatta molto bene. Ci sono stati anche vari tentativi di imitazione, mai riusciti del tutto. Condivido il tuo pensiero sul fatto che Montalbano abbia fornito una chiave di lettura su una persona/un insieme di persone che combatte la malavita. In questo vi è un merito, dato che il cinema soprattutto, un po’ meno la TV (attraverso le serie) spesso raccontano il lato opposto purtroppo.
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Ci riproverò, ho in casa tutti i libri perché mia mamma è appassionata 😅 la TV spesso sfrutta la malavita come intrattenimento, senza dare un minimo spazio alla confutazione dei valori errati che propongono… sbagliatissimo
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fammi sapere se poi li avrai letti 🙂
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Ho letto alcuni romanzi di Camilleri, mio compaesano, che non avevano come personaggio l’ispettore. Poi ho cercato di guardare la serie tv ma mi è venuto il voltastomaco per tutti gli stereotipi che vengono rappresentati nella serie e che non esistono affatto. Ho provato allora a leggere il Montalbano dei libri ma proprio mi dava fastidio quella parlata falsamente sicula. Ma capisco che gli spettatori vogliano vedere sempre le stesse cose quando si parla di Sicilia. Io ritengo questa serie, e anche tante altre serie ambientate in Sivilia ( che spesso hanno oer tema la mafia, come Rosy Abate) molto noiose perchè mostrano una realtà distorta di quello che realmente succede in Sicilia. Mi dispiace soprattutto che si mostri sempre un solo aspetto di questa terra, omicidi, mafia e cibo. Come se non esistesse nient’altro. Comunque la vera Vigata è completamente diversa da quella che si vede in tv. Peccato che quando divo che ci vivevo nessuno mi crede 😣
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Amleta capisco perfettamente il tuo pensiero su tutta la linea. Io sono pugliese, ho vissuto tanti anni nella capitale del provincialismo italiano stereotipale (Torino) dove la gente fonda intere esistenze sugli stereotipi di questo tipo (salvo poi accorgersi in situazioni come quelle attuali, quanto gli stereotipi possano ribaltarsi in una decina di giorni) e molti di quegli stereotipi li ho vissuti tutti sulla mia pelle, fino a che, ho deciso di darci un taglio (lasciando una citta’ che comunque mi aveva dato tanto, ma ad un prezzo elevato). Come avrai potuto vedere leggendo il mio blog, quando ero piccolo mi capito’ non per mia decisione, di guardare la serie per antonomasia su certa Sicilia, la Piovra. Una vera boiata a distanza di anni. Capisco chi ad un certo punto si inalbero’ (per usare una parola neutra) per la quarantasettesima stagione. Li si c’era sempre la mafia, gli omidici, certo antimeridionalismo d’accatto etc etc. Su Montalbano, credo che per un non siciliano, si ammiri soprattutto l’aspetto esotico e metafisico della Sicilia (surreale, per certi versi irreale, pertanto falsato oppure del tutto falso). La serie TV e i libri da cui e’ tratta rappresentano un desiderio a cio’ che molti italiani (da Nord a Sud) anelano: una terra da cartolina, dove la modernita’ non e’ ancora arrivata, ma dando una connotazione positiva a questo non arrivo: traffico inesistente, tecnologia elettronica molto rada e tanti altri punti che cercavo di evidenziare nel post che scrissi molti anni fa, rilassatezza, buon cibo, una quasi vacanza adolescenziale. Si ci sono dei riferimenti molto vaghi alla criminalita’ organizzata, ma per lo piu’ gli episodi sono tutti legati a vicende di delinquenza non organizzata, o vicende personali, ma credo che una volta tanto questa aspetto piu’ deteriore sia messo in secondo piano. Io ne rimasi incantato quando vivendo in America e mi mancava l’Italia, o meglio mi mancava quello che dell’Italia avrei desiderato. L’Italia non e’ assolutamente quella di Montalbano, come non lo e’ la Sicilia li’ raccontata. Ribloggando quel post, il mio invito era infatti, dopo anni, di guardare a questa serie con occhi piu’ disillusi e disincantati (il che vorrebbe dire distruggere questo personaggio e il suo seguito di milioni e milioni di spettatori). E’ una riflessione che ti lascio, se la vorrai cogliere. Anzi ti pongo una domanda, visto che sei una donna del Sud e come me hai vissuto lontano dalla tua terra. Riesci a sopportare quelle donne o quegli uomini che provenendo dal Sud, si trasferiscono altrove (specie nel Nord Italia) e per farsi accettare vivono raccontando aneddoti stereotipati sulla loro terra di origine? Io francamente e con tutto il cuore no. Sono le persone che piu’ detesto. Sfogo personale. Grazie ancora per i tuoi interventi. Fritz.
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Io vivo al Nord est, da dueci anni ormai, e qui le persone del sud subito capiscono come vanno le cose e vanno a fornirsi di abiti firmati, vanno in palestra e si colorano i capelli di biondo per non far capire a nessuno che sono del sud. Poi quando vedono qualcuno che viene dal sud ed è nuovo del posto lo trattano peggio del peggio. Ho fatto questa brutta esperienza prima io e poi mia sorella. Nessuna solidarietà da parte di quelli del sud, anzi più razzismo ancora nei nostri confronti. Una cosa incredibile.
Purtroppo non ho potuto ancora lasciare questo posto, di cui amo molto le montagne e i boschi, ma spero di non incontrare più gente così cattiva.
Purtroppo molta gente del Nord guardando certi film pensa che in Sicilia siamo rimasti ancora agli anni 50. Capisco che quegli anni sono un ricordo piacevole ma vorrei che facessero vedere anche situazioni e scenari più attuali.
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Piena empatia Amleta. Molte delle cose che scrivi le ho vissute anche io. Il razzismo di ritorno dei meridionali arrivati a Torino (specie i loro figli) nei confronti dei meridionali (studenti nel mio caso) arrivati dopo. A Torino per fortuna non c’era lo spirito di emulazione di cui parli nel tuo commento per il Nord Est. Immagino sia stata dura. Ti auguro che ora le cose vadano meglio. La tua frase finale, la condivido in toto. Sarebbe bello vedere in TV o nei cinema film/serie che parlino di altro.
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Non ho letto Camilleri e non avevo visto nessuna puntata di Montalbano, fino a questo inverno… e ho scoperto che mi piace
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Ciao Luisa, non so per quale motivo, ma questo tuo commento mi è finito nello spam. Misteri di wordpress. Quindi scusa se rispondo solo ora. Anche io ho scoperto tardi Montalbano. Ho iniziato prima con la serie TV, poi coi suoi romanzi. L’ho amato molto, specie all’inizio, poi la mia passione è andata scemando. Da un punto di vista televisivo, credo sia un ottimo prodotto. Atmosfere, location, attori, storie ben congegnate. Col tempo ho notato che il suo successo, si è molto centrato proprio su quell’atmosfera da “Paradiso Perduto” in cui tanto ci crogioliamo noi italiani. E questo mi ha fatto un pò allontanare dal personaggio e dallo sceneggiato. Comunque giusto “per smentirmi”, ieri sera ho visto una sua replica. Grazie per i tuoi commenti.
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Grazie a te
Buon pomeriggio
💐 💐 💐
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Interessante analisi di cui vado immantinente a consigliare la lettura ad un amico, come me e molti appassionanto di passione intensa al Commissario.
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Ciao Celia, mi fa piacere vedere che stai letteralmente leggendo tutti i post passati del mio blog. Credo sia capitato poche volte che un follower abbia letto così tanti miei post. Spero di farne altrettanto. Su Montalbano. Anni fa ero un vero e proprio fan del commissario. Poi causa troppe riproposizioni in TV mi sono un po’ allontanato. Resta sempre un grande sceneggiato, e i libri hanno ancora molto fascino, anche se riletti a distanza di anni.
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Spesso quando aggiungo un blog in lettura, abbondando di tempo, vado a fare un’immersione nell’archivio. E’ un peccato chegli articoli più vecchi di molte pagine, al di là della stretta attualità, vengano esplorati poco.
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Un grazie sincero! È vero. Mi piacerebbe fare altrettanto.
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A tuo piacere e comodità: consideralo un salottino privato – solo se e quando ti va, un thè caldo o un whisky liscio o una cioccolata ce li trovi sempre 🙂
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Sei un’ottima padrona di casa. Addirittura un whisky liscio!
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😉
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