FG : Qualche tempo fa, è nata in Italia una blanda discussione sull’utilità del liceo classico, quasi al compimento del primo quarto del nuovo secolo. Una istituzione, che secondo i suoi detrattori, sembra oramai aver fatto il suo tempo, soprattutto alla luce della pretesa dei suoi istitutori e propugnatori (i filosofi idealisti italiani tra gli anni ’30 e gli anni ’50) che riconoscevano nella cultura umanistica un surplus formativo per i giovani di quel tempo. In base ai tuoi anni di studio ed approfondimento della fisica e delle sue vicende storiche e all’esperienza che hai accumulato nella scuola secondaria, credi che abbia ancora senso una diatriba tra cultura umanistica e scientifica? Può la fisica rispondere ad un bisogno di formazione umana e tecnica, per il mondo come è oggi?
Roberto: Mi poni una domanda molto complessa. Io credo che sia sotto gli occhi di tutti a cosa portano le divisioni, sia in campo sociale, sia in campo culturale. Le concezioni basate sulla settorializzazione del sapere forse vanno bene a chi concepisce il mondo come una macchina, ma il problema è che il mondo non è una macchina, che ci piaccia o no. La concezione deterministica e riduzionistica figlia dello scientismo ormai è tempo che vada in pensione. Dobbiamo guardare le cose migliori del passato e cercare di riproporle in chiave di un moderno cambiamento. Dalla Grecia Classica al Medioevo non c’è mai stata questa presunta distinzione tra sapere umanistico e sapere scientifico, così come tra spiritualità e corporeità. E’ un’invenzione moderna che chiunque abbia un po’ di buon senso non può che ritenere ridicola. Anche la crisi ecologica a cui stiamo andando incontro è figlia di questa visione. E per l’economia vale la stessa cosa. Chiediamoci perchè le aziende che funzionano sia economicamente, sia socialmente, che dal punto di vista ambientale, hanno ai vertici decisionali filosofi, fisici e matematici (e non economisti). Chiediamoci perchè le nazioni più all’avanguardia danno spazio alla comunione delle culture e non alla loro separazione. Qualcosa si muove anche nella nostra scuola, timidi segnali che bisogna cavalcare e rinvigorire, cosi’ come l’idea della interdisciplinarietà che non va intesa solo come “studio un po’ di tutto” ma come un continuo scambio di conoscenze, anche tra gli stessi insegnanti, di modo che possa trasmettere una visione unica della cultura. Howard Gardner quasi quaranta anni or sono cominciò a parlare di intelligenze multiple e nessuno lo prendeva in considerazione. Ora e’ dominio pressoche’ comune aver accettato la sua visione di intelligenza, la quale va pertanto intesa come un insieme molto più complesso di fattori: un’intelligenza sociale o un’intelligenza emotiva (vedi Goleman) che si accompagna ad una intelligenza analitica permette lo sviluppo di un individuo più sano capace altresi’ di creare intorno a sè un ambiente più sano e interessante oltre che carico di competenze; questo e’ certamente una altra cosa rispetto al “cervellone” che non riesce neanche a chiedere un caffè con gentilezza. E’ importante questo approccio al fine di evitare di crescere dei “mostri” che hanno le mani giganti e i piedi minuscoli o il cervello pesante ma il collo debole. Dare preponderanza ad una visione univoca e’ un metodo educativo destinato a fallire miseramente.
FG : Un elemento che mi ha colpito nella lettura del tuo libro, oltre ai richiami storici relativi alle vicende dei suoi protagonisti (da Copernico ai nostri giorni) è il porre l’accento sui paradossi mentali a cui molti fisici hanno ricorso prima di enumerare e dimostrare le loro tesi. Per quale motivo ritieni così importante il rimarcare questo aspetto?
Roberto: Sul paradosso ci si potrebbero scrivere dei volumi. Mi piace però ricordare il pensiero di Simone Weil che identificava nel paradosso la chiave di una comprensione del profondo. Tutti i cammini di conoscenza fanno del paradosso un punto chiave (si pensi a titolo esemplificativo ai Koan dello Zen oltre che ai meravigliosi paradossi di Zenone, che sono stati sempre interpretati erroneamente come sofismi quando invece erano porte per la comprensione di realtà più grandi di quelle che si manifestano alla logica). La cosa interessante per me è stata lo scoprire che la fisica è piena zeppa di paradossi, rimanendo chiaramente quello più eclatante: il paradosso della doppia natura della luce (e del microcosmo in generale).
FG: Tra i protagonisti della Fisica del secolo scorso, uno spazio giustamente ampio è dedicato ad Einstein ed alla Teoria della Relatività. Esiste un bellissimo inserto nel tuo libro in cui Einstein e Dante sono comparati. Ci puoi dare un’anticipazione sulle ragioni di tale accostamento “spaziotemporale”?
Roberto: Questo è uno dei misteri più incredibili della nostra cultura: che un uomo di poesia, ma a ben vedere anche di scienza, per la ragione di cui accennavamo sopra (l’impossibilità di dividere le culture), nel 1300 descriva un cosmo di cui può dare conto la scienza seicento anni più tardi. Tutto cio’ è incredibile. Come se Dante avesse potuto con la sua maestosa cultura unificante e il suo genio ispirato, descrivere qualcosa che aveva visto o sentito in modo altrettanto preciso poi Einstein con tutte le sue basi fisico-matematiche… Meraviglioso!
FG: Nella lunga corsa storica attraverso i decenni del XX secolo, tu poni l’accento su due personaggi importanti, per le scoperte di cui si sono resi protagonisti, e per il loro retroterra culturale e sociale di provenienza. Parlo di George Lemaitre e Marie Curie. Sottolinei più volte che l’uno era cattolico, l’altra una donna. E’ esistito realmente un “pregiudizio” nei confronti di cattolici e donne, in ambito scientifico? Se è stato superato, in entrambi i casi, sulla base di cosa?
Roberto: E’ esistito eccome. Sulle donne da sempre, tanto che ad esempio la Lewitt di cui parlo nel secondo capitolo. Le sue scoperte astronomiche sono state fondamentali per tutta l’astronomia e l’astrofisica moderna, cio’ nonostante fu Hubble (un uomo) a passare poi alla storia come astronomo decisivo della modernità. La Lewitt dicevo, dovette studiare in una università di serie B creata apposta per le donne e fu relegata ai margini della ricerca proprio per il suo genere sessuale. Stessa sorte tocco’ alla signora Burbridge cinquant’anni più tardi (siamo già nel periodo post bellico degli anni cinquanta) che dovette persino imparare a manovrare da autodidatta la complicata attrezzatura astronomica che dirigeva, perchè i suoi tecnici si rifiutavano di obbedirle in quanto donna (non parliamo poi del dover andare in bagno in un’altra struttura perchè nella facoltà di astronomia non erano previsti bagni femminili). Sulla questione Lemaitre e Cattolicesimo invece la questione è più complessa, ma mi dai l’occasione di chiarire (anche questo lo racconto nel libro) la vicenda Galileo (un fervente cattolico) che è in questo contesto emblematica. Gli attacchi che ricevette dal Vaticano non avevano nulla a che fare con quello che con ignoranza e pregiudizio è passato alla storia come la lotta della religione contro la scienza. Durante il secolo dei Lumi, si è andata insinuando pian piano l’idea che la religione fosse contraria alla scienza (e viceversa), prendendo a pretesto, distorcendole, le vicissitudini di Galileo. Ma come può ben vedere chiunque legga con lucidità la storia, i più grandi scienziati fino alla fine del 1800 erano estremamente religiosi. Non solo, il pensiero scientifico e lo stesso metodo scientifico nascono da una concezione perticolarmente spirituale della realtà: il credere che ci siano leggi prestabilite che fanno funzionare l’universo. Il fatto che poi si attribuisca al caso l’esistenza di queste leggi potrebbe essere molto più azzardato che non attribuirle al “grande vecchio”, come lo chiamava Einstein. In tutto ciò gli scienziati cattolici sono stati quelli più “bistrattati” tanto che le leggi dell’elettromagnetismo furono scoperte da un sacerdote veneto, ma nessuno ne seppe nulla e la legge di Hubble fu scritta da Lemaitre (la cui grandezza in campo astrofisico sta sempre più venendo riconosciuta finalmente) ben 3 anni prima di Hubble. I pregiudizi si annidano ovunque, tutti ne siamo vittime e artefici a prescindere dai nostri convincimenti in campo di fede. Anche qui mi piace sempre ricordare le parole di Simone Weil: “la fede non è una scelta”.
FG: Tra i personaggi della fisica che descrivi, oltre Lemaitre e Curie, quali sono quello che ti hanno più colpito ed affascinato, e per quali motivi?
Roberto: Mi hanno colpito tutti a loro modo, ma mi preme riabilitare coloro che furono decisivi pur rimanendo umili e dietro le quinte. Penso per esempio a Wilson e la sua camera a nebbia. O a Majorana che scomparve nel nulla dopo aver capito che la fisica atomica e nucleare avrebbero portato al delirio di onnipotenza dell’uomo. Proprio su Majorana faccio solo un accenno ma mi auguro di poter integrare nella nuova edizione con un inserto dedicato a lui, ad Heisenberg e alla costruzione della bomba atomica.
FG: Proprio prendendo spunto dalla citazione su Majorana, arriviamo all’ultimo capitolo del libro (il quinto) che si focalizza “sul nucleo degli atomi”. Un argomento affascinante e delicato, che ha comportato anche delle ricadute non sempre positive. Einstein stesso, a valle di un progetto che tutti sappiamo come si concluse su questo argomento, disse che lì “la fisica perse la sua innocenza”. Esiste per te un nesso “spaziotemporale” tra coscienza, fede e fisica? E se si’ dove si colloca?
Roberto: Esiste un nesso come in tutte le attività dell’uomo che è fatto di un corpo materiale, che quindi sottostà a leggi fisiche, ma anche di pensiero, sentimenti e coscienza, elementi che sottostanno ad altre leggi, che possiamo chiamare immateriali. So che ultimamente va di moda una sorta di revival del riduzionismo per cui sembrerò estremamente impopolare come uomo di scienza nel dire che non siamo fatti solo di materia. Tuttavia è la mentalità ottusa quella che porta alle contrapposizioni e alle visioni parziali del mondo. Il materialismo va a braccetto col consumismo e chiunque si avventuri nella scienza in maniera un po’ più approfondita di quella della lettura di qualche libro divulgativo o di qualche libro tecnico con tante formule ma pochi ragionamenti, non può credere davvero che noi siamo solo la somma dei nostri atomi: una visione, che mi permetto di definire alquanto ridicola del mondo, oltre che profondamente errata dal punto di vista fisico stesso (si pensi alla formula E=mc2 ad esempio). Questo non vuol dire che si debba per forza credere o non credere in qualcosa o in qualcuno. Le costrizioni (in un senso o nell’altro) sono agli antipodi del metodo scientifico. Il punto cruciale è imparare a ragionare al di là dei pregiudizi e degli schieramenti che ognuno più o meno volontariamente abbraccia. Infine si puo’ dire che dopo aver analizzato i fatti, che sono neutri, la loro interpretazione è una cosa delicata: certamente dopo la costruzione della bomba atomica non si può più credere che le scoperte possano essere fatte senza mai interrogarsi sulle conseguenze etiche e sui perchè.
Roberto grazie per queste risposte, belle e dense, ricche di amore e passione per la cultura e la sua grandezza, specie quando essa serve per creare ponti e collegamenti, piuttosto che compartimenti stagni e barriere. Non mi resta che farti un grosso in bocca al lupo per la diffusione del tuo libro e per il tuo lavoro di docente di fisica e di saggezza.
Ricordo a tutti il link ove è possibile reperire il libro La Luce della fisica:
Equilibri Libreria, Via Principe Amedeo 38, Torino (qui)
Più realtà possono coesistere e così come è reale che in passato moltissimi scienziati/ricercatori erano ministri di un qualche culto religioso, è altresì indubbio che in altrettanti casi le religioni sono state un freno al processo scientifico. Ogni medaglia ha due facce…
Essendo nata evoluzionista per me siamo fatti di atomi, siamo meravigliose macchine biologiche, una delle tante forme di Vita con le quali la Vita Vive. Ma abbiamo le capacità per tentare di comprendere ciò che ci circonda e questo è Bellezza.
Ho letto molto, molto volentieri questa lunga intervista dalla quale traspare l’amore per la Conoscenza da parte di entrambi. Ho già segnato il libro in wishlist per i prossimi acquisti cartacei!
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Grazie per i complimenti nei confronti dell’autore e nei miei. Posso supporre una tua provenienza da studi in biologia o mi sbaglio? Sono d’accordo che la coesistenza di più realtà possa essere un valore aggiunto. Nel mio caso, posso dirti che provengo da una formazione tecnica, fatta nel Meridione d’Italia fino a 19 anni, poi a Torino fino ai 28 con il conseguimento di un dottorato di ricerca in campo tecnico-scientifico. Nonostante la mia libertà di pensiero e di provenienza, posso dirti che ho trovato soprattutto negli anni a Torino, non necessariamente nell’Università da me frequentata, quanto in molti ambienti culturali di Sabaudia City, una certa chiusura, verso tematiche che non fossero strettamente correlabili a “riduzionismo” ed “evoluzionismo” e “scientismo”… e posso dire che in svariati casi, era facile imbattersi in posizioni secche e dispotiche, per non dire settarie e molto acide. Sono personalmente aperto al mistero e all’indefinito, così come al metodo scientifico e alla sua capacità di indagine che reputo una delle più grandi conquiste nella storia dell’umanità, ed ho sempre visto, sin da quando ho iniziato a studiare seriamente materie scientifiche (a 14 anni), la fisica e soprattutto la chimica (e la Scienza dei Materiali, settore in cui ho conseguito il mio dottorato) due vie, tra le tante, per dipanare quell’ancora grande mistero della Vita, della Morte e della Bellezza. Non credo alla visione del grande vecchio, per dirla con Einstein (citato da Roberto), strasepolta da Nietzsche, ma men che meno al caso, la versione complementare/speculare al “grande vecchio”. Credo esista una danza della realtà, i cui passi, resteranno ancora per molti secoli di difficile interpretazione, ma proprio per questo affascinanti e attraenti, e passibili di conoscenza attraverso le tante intelligenze che Roberto ha citato nella sua lunga intervista. Un caro saluto, e grazie del tuo contributo.
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buongiorno Lu e grazie per il tuo commento molto opportuno e che mi dà l’occasione per aggiungere un paio di doverose considerazioni. Anche io credo all’evoluzione e al fatto che siamo fatti di atomi. Il punto è che l’evoluzione è solo UNO dei modi di vedere la realtà così come credere che siamo fatti SOLO di atomi. Basti pensare che padre Teilhard de Chardin, un gesuita, è stato uno dei più grandi evoluzionisti della scienza… eppure i biologi oggi sono praticamente tutti concordi nel vedere l’evoluzionismo solo come un aspetto della complessità della vita: il trasferimento genico orizzontale ad esempio non è assolutamente inquadrabile nell’evoluzionismo darwinista eppure riesce a spigare tante cose altrimenti incomprensibili. Per quanto riguarda il riduzionismo, cioè quella corrente di pensiero che si basa fondamentalmente sul credere che siamo solo la somma dei nostri atomi, dal punto di vista scientifico, soprattutto dalla relatività di Einstein in avanti ma anche grazie alla meccanica quantistica, è crollata miseramente. Nell’intervista cito la formula E=mc2, perchè questa è l’espressione più semplice per capire che la materia non viene dalla materia e ritorna nella materia come i riuzionisti credevano/credono… siamo molto di più che la semplice somma di atomi perchè sarebbe come dire che una casa è semplicemente la somma dei mattoni che la compongono. Ma per costruire una casa i mattoni non bastano affatto. Mi rendo conto che alcuni scienziati di moda, come Dawkins ad esempio, cavalcano questa visione; tuttavia anche il suo libro più famoso (l’orologiaio cieco) ha un sacco di falle logiche oltre che gravi inesattezze scientifiche (su tutte mi viene in mente il suo dimostrare la casualità delle combinazioni che portano alla generazione della vita fatta con un software che dovrebbe simulare “il caso”, dimenticando però che il software è concepito da una persona che gli dà una direzione, togliendo quindi la variabile di casualità… o anche le combinazioni di parole che possono generare una poesia di shakespeare, ma le combinazioni sono pilotate dal fatto che lo scopo è ricreare una poesia e quindi ecco che torna il finalismo….). In sostanza è ben lontana dalla parola fine la scienza e il suo cammino è solo uno dei tanti della conoscienza. Certo che vivendo in una società pesantemente materialista è be difficile rimanere abbastanza lucidi da capire che dietro il velo della realtà c’è di più di quello che appare. Ma l’importante è mettersi in cammino, porsi le giuste domande, non tralasciare mai il dubbio. Saluti
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È sempre molto affascinante constatare che uno dei mattoni del processo cognitivo evolutivo che è base del ragionamento della nostra specie è sempre presente, anche nei più vasti campi scientifici. Un fine, uno scopo, un perché, una sorta di creazione affinché Homo Sapiens si potesse trovare qui per scoprire, vedere, studiare… dimenticando spesso che ci siamo autodefiniti Sapiens, arrogandoci diritti sempre derivanti dal quel non caso per il quale saremmo qui. Nel corso degli anni ho letto di tutto e di più, ma uno dei titoli a me più cari è la voce corale di Pievani/Vallortigara/Girotto, Nati per Credere. La mia enorme curiosità, la quale non mi ha concesso tuttavia di affrontare a suo tempo il percorso di studi desiderato, mi porta a leggere da quasi onnivora sempre in attesa delle nuove scoperte, dei nuovi Come, raggiungibili, questi, da passi in avanti di chi ci ha preceduto.
Buona giornata.
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Ciao Lu, mi dispiace leggere che il tuo percorso di studi desiderato non sia stato affrontato; ma allo stesso tempo, per esperienza diretta, posso dirti che i percorsi di studi istituzionali, per quanto ben delineati (dalle istituzioni), ben elargiti (dagli insegnanti) e ben affrontati (dagli studenti) sono sempre dei percorsi chiusi in determinati perimetri (e lo dico con estremo rispetto per le istituzioni, per i prof. e da ex studente modello). Cio’ nonostante contribuiscono ad una formazione importante, da spendere poi nel mondo del lavoro. Per uscire dal perimetro (pur non perdendo il centro verso l’obiettivo) c’e’ la necessita’ che tra studente ed insegnante, si instauri una certa empatia verso la bellezza del sapere. La curiosita’ puo’ giocare cattivi scherzi (per esempio far perdere il focus sul percorso e sul traguardo), ma puo’ aprire sicuramente nuove strade ed ampliare quei limiti intrinseci ai percorsi istituzionali, continuando a guidarci, in un percorso di crescita interiore, oltre che formativa. L’importante e’ essere sempre in “ricerca”, la verita’ difficilmente sara’ a portata di mano, ma restera’ di certo, la bellezza e la grandezza del cammino, con i suoi incontri, i suoi libri, le sue esperienze, le sue gioie e i suoi dolori. Mi citi un libro che ti ha colpito. Mi hai incuriosito, ho letto le notizie disponibili in rete, ed ho capito il suo approccio alle domande a cui gli autori cercano di dare risposta. E’ un approccio lontano dal mio, ma cio’ nonostante lo leggero’ per confrontarmi con pensieri differenti dal mio. Ti consiglio allo stesso tempo, se ne avrai voglia, un libro di un prof. di Fisica del Politecnico di Torino (non e’ stato mio docente, ma credo conoscesse molto bene i miei due validissimi e altrettanto bravi prof. di Fisica, che ricordo sempre con estremo piacere e nostalgia, per la loro carica umana, e per aver fatto parte del percorso di vita, oltre che formativo di cui ti dicevo) : “La Luna e il dito” (ed. Lindau). Credo che l’autore sia un credente (evinco cattolico), quindi abbastanza lontano dalla mia visione di fede, ma le sue risposte, ed in maniera molto piu’ prorompente le sue domande, mi fecero pensare e riflettere molto (in un periodo in cui tra l’altro lavoravo come ricercatore, e con risultati niente male, in ambito universitario). Ca va sans dire que lui ha una collocazione quasi opposta agli autori del libro che citi. Buona giornata. Fritz!
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Il sistema scolastico italiano sarebbe da rivedere tutto, ho esperienze assai misere alle spalle. Anche se non ho potuto seguire il percorso che avrei voluto, continuo a leggere, ad informarmi, ad essere curiosa aspettando nuove ricerche e nuovi risultati. Certo, non avendo una vera base universitaria e soprattutto non possedendo una mente matematica, ho moltissimi deficit ma il mio amore per la Conoscenza non diminuisce. Sono sempre stata razionale, logica ed ho sempre cercato le prove ed il Come. Ed invecchiando queste peculiarità sono diventate sempre più esigenze, essendo diventata io stessa sempre più esigente in moltissimi aspetti.
Ti ringrazio per il consiglio sul libro, sarebbe rientrato nelle letture affrontate molti anni fa nel periodo durante il quale sentivo più campane, ma sono già andata oltre. Il Perché che rincorrono credenti di ogni credo, non solo religioso ma anche scientifico, è un qualcosa che non mi appartiene. Io sono per il Come, il Perché è un parto dei vari processi cognitivi evolutivi che riguarda campi del sapere umano un po’ lontani dal mio approccio. Però penso che il titolo di Angelo Tartaglia possa interessare una amica, a cui manderò subito l’informazione. Anzi, credo proprio che siano tre le persone alle quali girerò il tuo consiglio! Ti ringrazio anche per loro. Buona giornata.
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Davvero molto grata per questa interessante e condivisibile dissertazione su temi così importanti. Sono pienamente d’accordo con tutto anche se non possiedo, logicamente, le tue conoscenze.
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grazie a te!
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P.s. Scopro solo ora che hai scritto un libro. Uno dei pochi, qui che non lo sbandiera
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Ciao Eletta, non voglio prendere meriti altrui, ma il libro è stato scritto non da me, ma dal mio amico Roberto Ghisu. Grazie anche per il commento in calce all’altro post. I meriti della dissertazioni sono in stragrande maggioranza suoi, poiché a questi argomenti ha dedicato tanti anni della sua vita. Io purtroppo con la fisica mi sono fermato agli anni di università, con vuoti di memoria molto vasto. La fisica è una materia davvero affascinante e Roberto ne sa prova nel suo libro. Un caro saluto Fritz. 😉
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Sì, quando me ne sono resa conto il commento era già partito. Colpa della stanchezza serale. Comunque sia davvero argomenti condivisibili. Buona giornata
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Nessun problema, figurati. Buona giornata!
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Questa lunga ed interessante intervista da cui traspare amore per la conoscenza e il far conoscere agli altri, ha solleticato la mia curiosità. Leggerò sicuramente il libro.
Mi complimento con entrambi per l’argomento molto interessante e piacevole e con il Prof. Ghisu per far parte di quella, purtroppo, esigua fetta di insegnanti che non si limitano ad un insegnamento di tipo nozionistico, ma provano a sviluppare nei giovani il ragionamento e la curiosità per la conoscenza che, a mio avviso, sono le basi fondanti per la formazione di uno studente, in quanto una volta innestate possono solo germogliare facendoli spaziare, poi, tra le materie umanistiche e scientifiche senza difficoltà.
Buona giornata ad entrambi
Carla
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Ciao Libera, bello come sempre ritrovarti e leggerei tuoi commenti. Dal tuo riscontro, mi pare di capire che hai fatto anche tu un percorso di studi simile al nostro, o quantomeno nozionistico. Grazie per i complimenti ad entrambi, ma il merito va soprattutto al mio amico Roberto. Spero leggerai il libro a questo punto, e che ti possa piacere. Buon pomeriggio.
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Ai miei tempi lo studio era nozionistico, all’università studiavo matematica, trovai tutto molto arido e impersonale, ho una mente curiosa di mio e rimanere in certi schemi mentali, per come erano impostate le lezioni e gli esami, per me è stato molto difficile. Infatti nella vita ho fatto tutt’altro arrivandoci prima da autodidatta e poi approfondendo con gli studi.
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Carla ciò che scrivi ricalca in modo impressionante una delle risposte. Per quanto mi riguarda, il nozionismo noioso e puerile, mi spinse a dedicarmi ad altre strade in parallelo: cinema, letteratura e filosofia, tutto da autodidatta. Poi pian piano mi sto riavvicinando alla fisica e alla matematica, anche se i libri di divulgazione sono quasi tutti scritti da specialisti che si rifanno alla corrente dello “scientismo”… per cui dopo un po’ desisto. Grazie per la tua testimonianza
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Denso e ricco post per un libro che senz’altro mi intriga.
Apprezzo in particolare la difesa motivata e circostanza del cattolicesimo rispetto all’affaire Galileo, e non solo; immagino poi che fra le donne bistrattate dall’ambiente scientifico Ghisu avrà citato anche Rosalind Franklin.
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Ciao Celia, l’autore del libro e’ un mio carissimo amico, persona empatica oltre che estremamente studiosa e preparata nel suo settore. Non voglio lodarlo a prescindere, ma non ho remore nel dire che lui si, abbina ad una solida base di hard skills, le benedette soft skills. RFG da credente e da cattolico, ha cercato di mettere in evidenza sia gli aspetti che hanno legato eminente figure di scienza alla fede e alla religione, sia alcuni risvolti umani. Per questo reputo interessante il suo libro. Stesso discorso ha fatto con le donne di scienza. La Rosalind Franklin non e’ stata citata nel post, non la ricordo neanche nel libro. Chiedo direttamente all’autore @lalucedellafisica se ha notizie in merito. Grazie ancora. Fritz.
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Ho trovato questa intervista deliziosa, si può dire? 😃 davvero stimolante e con domande scelte davvero bene. Mi sono anche salvata qualche risposta, qualche nome citato 😉 .
A proposito di Piero Angela, l’altro ieri lessi una sua citazione che non incontrerebbe il favore di Roberto, così come non ha incontrato il mio:
«Crediamo di essere liberi, mentre la biologia ci dimostra che siamo delle macchine chimiche completamente condizionate dai cromosomi e
dall’ambiente che ci circonda. Le nostre idee e il nostro comportamento non sono affatto scelti liberamente, ma sono il risultato di un’azione combinata dell’eredità e dell’ambiente.
Quanto alle dittature (e alle ideologie), esse non hanno bisogno di ricorrere ai farmaci o agli elettrodi per provocare cambiamenti biochimici e cerebrali:
sono sufficienti i discorsi e la propaganda.
La biologia mostra infatti che la parola e il farmaco hanno un’azione sostanzialmente simile nel cervello: entrambi inducono cambiamenti biochimici e molecolari nell’organizzazione cerebrale».
Piero Angela
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Maria, sentirò Roberto nel weekend e gli chiederò di darti un ritorno sul quesito che poni. Io ho una risposta al riguardo, ma la scriverò dopo quella di Rob. Intervista deliziosa credo si possa dire. Non sono un insegnante di lettere. Qui sul mio blog ci sono Alessandro che è un eccellente professore di italiano, sempre molto acuto, Marisa che è una ex prof. di lettere molto arguta e wayne che è un giovane prof di lettere molto attento. Chiederò loro se l’aggettivo delizioso 😋 va bene con intervista. Scherzo ovviamente e ti ringrazio anche a nome di Roberto per aver apprezzato l’intervista. Have a good night.
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D’accordo 😃
Buona giornata 🌞
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Ciao Maria, purtroppo nel weekend non ci siamo sentiti con Roberto e tu meriti una risposta. Magari Roberto te la lascerà più in là, ne sono sicuro. Mi tocca quindi riportare il mio parere. Di Angela ho conosciuto solo il lato di divulgatore scientifico, che ho apprezzato molto. Per quanto riguarda le sue posizioni nei confronti della vita o di altro non ho avuto modo di approfondire e onestamente non mi interessano molto, ma vengo a te. Il virgolettato di Angela è assimilabile ad una visione molto deterministica della vita ed in un certo qual modo riduzionista. La biologia e l’ambiente determinano chi sei e cosa sarai e cosa farai. E’ una visione prettamente scientista, che per estremismo fa il paio con tante altre visione estreme che provengono da altri filoni, specie religiose, se non con l’astrologia più ottusa, che sulla base della posizione dei pianeti nella carta del cielo, pretende di determinare i destini di un essere umano. Come al solito gli estremi si toccano sempre. I fautori di questa visione deterministica, di solito, per avvalorare la loro tesi, si rivolgono sempre ai numeri in statistica. L’80% di chi nasce in Abruzzo/Sardegna, farà il pastore, chi nasce a Taranto il pescatore, chi nasce a Torino lavorerà nella meccanica. I numeri essendo reali, non si possono contraddire. Ma si basano su un assunto di tipo sociale e non di tipo personale. E l’altro 20% che fine ha fatto. Ovviamente sempre sulla base dei dati biologici si dirà/ avendo predisposizioni genetiche particolari, avrà fatto l’artista, il falegname, l’avvocato etc. Ed anche qui è vero, ma come al solito, come diceva Trilussa, ragionare per medie, non porta molto lontano. Magari aiuta i sociologici ad individuare tendenze nella società ed i governi a prendere decisioni, ma non tiene presente la persona come singolo. Ancora citando Trilussa, di media posso aver mangiato un pollo, ma se quello di fianco ne ha mangiati due, io sono pur sempre restato a digiuno e tra avere la pancia piena ed avere la pancia vuota vi è una bella differenza. Come si spiegano quindi i casi estremi, di gente come Marchionne, nato in una famiglia povera delle montagne abruzzesi, pertanto avulsa a qualsiasi mentalità industriale, arrivare a guidare, salvare e rimettere in piedi la più grande industria privata italiana? Possibile che a Torino, non ci fosse nessuno, che cresciuto in una città che da almeno 4 generazioni respira mentalità tecnica ed industriale, avesse le capacità manageriale, la facilità di accedere alle migliori scuole tecniche, e le conoscenze giuste per arrivare a quella carica? Evidentemente no, dato che la FIAT non se la passava bene prima di lui. Per cui il figlio di emigrati abruzzesi e di esuli istriani, è riuscito dove li non vi arrivavano altri, che per ambiente erano nati 100 volte più avantaggiati del manager abruzzese. E qui arriva la critica del solito tonto che ha studiato all’università in maniera ebete. Ma un caso singolo non fa statistica. Infatti non fa statistica, ma dà dimostrazione che chi vuole nella vita, con determinazione, dall’ambiente non solo puo’ emanciparsi, ma puo’ anche plasmare ambienti che a lui gli erano estranei e lasciare gli altri a ciucciarsi il calzino. E qui arriva la seconda critica, solitamente di chi ha studiato, ma è mediamente meno tonto. Eh ma aveva un patrimonio genetico adatto. Nella mia vita, non breve, ma neanche lunghissima, ho trovato sulla mia strada, almeno un centinaio e più di persone potenzialmente più brave di me in matematica, nell’analisi dei numeri, nella facilità di arrivare a capire fenomeni di chimica che avevano intrapreso lo stesso percorso di studio. Provenivamo quasi tutti da famiglie simili, anche se da regioni diverse. Molti di loro si sono persi perchè hanno mancato di costanza nello studio e dopo aver transitato tra facoltà diverse non so neanche se si sono laureati. Altri pur laureandosi, ad un certo punto hanno imboccato altre strade, altri lavorano nell’ingegneria ma non nel settore di studi. Esiste pertanto una determinazione e volontà personale che a mio parere esula da genetica e da ambiente. Sei capace di suonare la chitarra perchè geneticamente hai talento per la musica? Beh sei tu che scegli se suonare jazz, rock, classica, sta a te avere la determinazione di suonare con gli amici o tentare la carriera professionistica e magari con un pelo del fattore c., impegno e tanti altri fattori sfondare, oppure restare in una zona intermedia etc. Questo gli scientisti, che non sono altro che dei dogmatici che hanno avuto problemi con autorità religiose nelle loro biografie, e pertanto cercano solo dogmi non religiosi a cui credere, non vogliono comprendere. Sul discorso farmaco-propaganda non sono un biologo-neuropsichiatra pertanto non posso rispondere. So solo che se ciascuno vuol credere a determinate cose (i famosi bias che si derivano in larga misura dall’ambiente in cui vivi e dalle esperienze vissute e che spesso generano reazioni in senso uguale e contrario alle azioni) invece cha ad altre, se è permeabile a determinate propagande invece che ad altre, il suo cervello si struttura in modo tale da filtrare sempre in funzione degli schemi che si è precostituito in testa o a schemi in cui spesso acriticamente crede. Per quello cerco sempre di avere più dubbi che certezze, magari spesso non riuscendoci, perchè avere schemi precostituiti, presuppone molti meno sforzi nell’affrontare il quotidiano a livello di energie mentali.
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Ciao Pietro, grazie mille per la tua risposta esauriente e precisa, ne sono soddisfatta 🙂 Sei stato molto onesto e hai trovato gli esempi perfetti da mettere a confronto.
Hai ragione nel dire che alla fine Piero Angela era un divulgatore, non uno scienziato, quindi non poteva neanche fare come fa la scienza che mette in dubbio le cose ed è sempre in evoluzione (eccetto la “scienza” di questi due anni in cui niente ha messo in discussione, al contrario… ma lasciamo stare 😅)
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Scusa, leggo solo ora perchè il commento era finito nello spam. Lascio solo un inciso sulla scienza. Negli ultimi due anni abbiamo affrontato una emergenza. Alcuni paesi tipo la Germania, avevano un piano pandemico e strutture pubbliche adeguate ad affrontarlo, altri paesi tipo l’Italia ed in particolare una regione che tanto veniva strombazzata per la sua sanità no (fosse stata una regione del Sud ad essere stata colpita per prima, avrebbero chiuso il Sud come dei topi. Non vi sarà mai dimostrazione al riguardo ma è cosi’, ho abbastanza anni sulle spalle e visto in faccia molte facce in giro per l’Italia per esserne quasi certo). Pertanto molte scelte sono state politiche e di contingenza, specie nel periodo marzo-giugno 2020. Le chiusure italiane, non sono state per nulla simili a quelle avvenute in Germania o anche solo in Belgio (dove la sanità non è certo ai livelli di quella tedesca). E lo sono state anche dopo. Ed il fatto anche di aggrapparsi cosi tanto a dei vaccini fatti in cosi poco tempo, da parte dei governi (tutti, in linea generale) era ancora una volta una questione di contigenza e di emergenza per salvare l’economia che altrimenti sarebbe andata a rotoli, con chiusure continue anche solo di zone limitate. La scienza di suo ha fatto il suo dovere indagando le modalità di trasmissione (si è capito dopo un po’ di tempo, non ricordo il numero di mesi, che non si trasmetteva per contatto su superficie per esempio) e tante altre cose, scoperte nel breve, o che si scopriranno negli anni a venire, poichè le ricerche hanno bisogno di finanziamenti per essere portate avanti e di tempi tecnici per la loro realizzazione. Sicuramente si svilupperanno medicinali e si troveranno soluzioni nuove o magari si saranno accertate delle cure, ci saranno delle migliorie nei vaccini etc etc etc. La scienza non è un monolite. Alcune scoperte necessitano anni e revisioni da parte della comunità scientifica, che non si trova in un posto unico, ma è sparsa tra i 4 angoli del pianeta. Quando un ricercatore fa uno studio, ricava dei dati, scrive quello che si chiama un paper. Poi lo sottopone ad una rivista per la pubblicazione, e la rivista a sua volta lo manda in giro a dei ricercatori che si occupano delle stesse tematiche, per fare quella che si chiama una verifica incrociata (peer reviewed). Questo permette che alcuni paper vengano anche scartati, perchè presentano dati insufficienti a dimostrare una tesi, o vengano richieste major o minor revision (richieste di supporto maggiori o minori) prima di essere pubblicato. Ma un articolo, una volta pubblicato, ha appena iniziato la sua vita. Poichè se un articolo è banale, o peggio ha subito una revisione farlocca, nel caso sia un articolo farlocco, non verrà mai citato da altri ricercatori che avanzeranno in quel settore. Per cui se un articolo negli anni viene continuamente citato come punto di riferimento, in gergo si dice che fa prior literature, cioè letteratura scientifica di riferimento e quindi diviene un caposaldo nel settore di riferimento. A volte, si creano posizioni di contrasto tra due tesi diverse, finchè nel prosieguo degli studi, si arriva a dipanare la soluzione. Questo ovviamente, per ovvi motivi di tempo, non è stato possibile farlo in 1 anno solo. Per cui come esplicitato da Macron, è stato, per la legge dei grandi numeri, una gestione del rischio, affidandosi ai vaccini, in maniera speranzosa. La lettura dei numeri è complessissima di auesti due anni, e la comunità scientifica ancora oggi si interroga e indaga, e ne verremo a capo tra qualche anno, sia sulla effettiva efficacia di misure di confinamento drastiche, come nel caso dell’Italia, sia su misure più mirate come nel caso dei paesi scandinavi o della Germania. Sui vaccini invece, credo che anche qui, il dubbio sia stato legittimo, sia nel caso di chi si è vaccinato, sia nel caso di chi non ha voluto farlo. La posizione di: “affidiamoci alla scienza”, ch credo fosse stata usata proprio da Angela, come già indicato nel verbo, indicava un movimento di fede. Ed io nel momento in cui mi sono vaccinato, avevo ben presente che davanti a me vi erano alcuni dubbi. Ma ho fatto anche io un calcolo del rischio. Cosi come ho fatto un calcolo del rischio nel non far vaccinare i miei figli (inutile, secondo il mio personale parere, vaccinare dei bambini, quando le probabilità che sviluppino le fasi acute della malattia sono molto basse per quella fascia di età). Questo lungo ed interminabile pippone, come al solito, per dire una cosa che si poteva dire in 4 righe.
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Un pippone molto chiaro e onesto 🙂
Alcune cose già le sapevo, rispetto tipo a come avviene uno studio. Nel tempo della pandemia mi ci sono addentrata parecchio in questi studi e perciò alla fine ho scelto di non vaccinarmi. Ognuno ha fatto le sue scelte, molti poi hanno dovuto sotto stare al ricatto, altrimenti avrebbero perso il lavoro. Poi ci sono quelli che abbracciano ogni cosa che dica la tv e sono convinti che il vaccino sia efficace e sicuro. Penso poi alle parole di Draghi sul green pass: strumento che ci permetterà di ripartira e di stare in mezzo agli altri senza il rischio di contagiare né di contagiarsi… balle che poi nessun fact checkers ha mai smentito. Come dici anche tu, è sbagliato trasformare la scienza in movimento di fede…
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Cara Maria, io sono stato critico nei confronti dei due governi che hanno gestito la pandemia. E ho scritto i motivi qui sul blog. Per cui non mi va di ripetermi. Ed inoltre ho ben chiaro che la colpa di una gestione approssimativa e rigida proviene da una condizione strutturale del paese, che ovviamente affonda le radici in almeno 40 anni. Che la scienza venga usata da molti come un surrogato della religione, è una cosa appurata sulla mia pelle per anni e che mi ha creato più problemi che vantaggi (hai visto il caso della blogger… di quelle situazioni dal vivo ne ho visute tante e tutte che fanno male ancora). Questo ovviamente non mi trasforma in un credulone di teorie strampalate. Scusa se ti ho fatto la disquisizione del peer reviewer, ho immaginato non la conoscessi, ma ho sbaglitato a pensarlo e quindi chiedo venia. La scelta del vaccino (sul farlo o non farlo, e ti ho esposto le decisioni prese anche per il resto della mia famiglia) è stata personale e suffragata di dubbi, per me come per molti; sia in un versante sia in un altro. Credo sia arrivato il momento di sedersi ad un tavolo e discutere, il momento dell’emergenza è finito, pertanto si puo’ tornare tutti su posizioni più accomodanti e volte al confronto. Ripeto, l’uso del green pass come usato in Italia, da osservatore esterno all’Italia, mi sembra abbia portato più problemi di tipo sociale che benefici di tipo sanitario. Sulla fede, sai già come la penso. Con te almeno si riesce a parlare e mi fa piacere. Un sorriso 🙂
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Sì sì, ho letto i tuoi articoli su come la pensi sul governo 👍 ho capito il tuo pensiero e la penso esattamente come te 🙏 . Credo comunque che pochi abbiano agito come abbiamo fatto noi, meditando bene sul vaccinarsi e informandoci anche per quanto possibile. Credo che molte persone si siano invece fidate di ciò che hanno detto gli scienziati da salotto, mentre altre lo hanno fatto per il lavoro pure se non convintissime… insomma, ognuno ha fatto le proprie scelte e qui nessuno ha la verità in tasca, perciò nessuno può dire a un altro se ha fatto giusto o sbagliato. È il rispetto che è venuto meno in tutti gli ambienti e poi anche fra le persone che hanno fatto scelte diverse. Sono contenta anche io di poter parlare con te con tranquillità 🙂
Un sorriso anche a te! …e ho letto sai la tua mail, molto corposa! La leggo sempre appena mi arriva, poi aspetto un attimino per rispondere con calma 🙂
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Si, nonostante la nostra scelta sia stata differente, abbiamo un percorso in comune che ci fa essere più vicini di tanti che alla fine hanno fatto selte identiche, questo permette di poter parlare serenamente. Per le email sai già che sei libera di rispondere se e come e quando vuoi.
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Sì, è vero, ci si scontra anche con quelli che la pensano come te ma sono estremisti…😅
A presto 👋
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Brezza d’essenza scusa il ritardo nella risposta. E grazie di aver postato una frase di Angela di cui ho ammirato tantissimo, fin da piccolo a differenza di Fritz, le sue doti divulgative, meno i suoi pensieri personali. Ma non perché siano lontani dai miei, ci mancherebbe non sono così meschino. Ci sono pensatori che sono quasi ai miei antipodi che ammiro tantissimo. Ma veniamo a noi. Come ha già esaurientemente scritto Fritz-Pietro essere divulgatori e scienziati sono mondi diversi e spesso anche gli scienziati che fanno divulgazione (mi ci metto, molto umilmente, anche io), tendono a semplificare anche le questioni più complesse e a parlare tenendo conto dei propri interlocutori, tanto a volte da rischiare di sembrare contraddittori a seconda delle situazioni. è una cosa normale perché la complessità della vita non si esaurisce certo in un discorso o in qualche assunto e neanche nel pensiero che può sembrare logicamente più sensato di tutti. Non voglio cercare di convincere nessuno a concordare con me ma sono molto innervosito dalle presunte certezze che alcuni scienziati e molti divulgatori millantano. Come ha scritto già Pietro la scienza si nutre di dubbi, ma non solo la scienza, la vita stessa. Tuttavia il bisogno di spiegare alcuni misteri ci porta ad elaborare teorie che dovrebbero chiarire i misteri stessi. La teoria per la quale siamo solo un ammasso di cellule, o peggio di molecole e quindi anche i nostri pensieri sono solo reazioni biochimiche fa però acqua da tutte le parti e cercherò brevemente di dire perché non è ragionevole a mio parere. La fisica è una delle cosiddette scienze esatte: ci sono delle teorie, che possono diventare anche “leggi” più o meno universali, che spiegano più o meno bene l’universo intorno a noi. Sono in realtà modelli e nulla più, cartine di riferimento, navigatori se la vuoi vedere in maniera moderna, per non perdersi rispetto all’universo materiale. L’universo materiale non è però tutto altrimenti la coscienza non esisterebbe. MA comunque la coscienza, assieme alla vita, assieme alla biologia per esempio, non sono fisica. Questo è importante chiarirlo. Gli elettroni i neutroni e i protoni sono tutti uguali, la fisica è una scienza “semplice” sia perché semplifica molto la realtà sia perché studia delle cose tutto sommato semplici. Ma un fisico conosce, o dovrebbe conoscere, i suoi limiti. Un fisico sa, e a volte bisognerebbe ricordarglielo, non solo che la scienza che studia è fatta di modelli semplificati e semplificativi, come dicevo ma anche che ha dei limiti enormi. Ad esempio conosce solo il 4% dell’universo. Ad esempio sa che non potrà andare oltre il muro di Planck ovvero non potrà mai conoscere cosa è successo nell’esatto istante del Big bang. Ad esempio conosce il principio di indeterminazione ma sa anche che le teorie scientifiche, così come le leggi fisiche, vengono rimpiazzate ogni tanto da altre teorie e da altre leggi e quello che si credeva 100 o 200 anni fa non è quello che si crede ancora oggi. Magari non tutto cambia enormemente, però alcune cose nel tempo, e alcuni modi di vedere la realtà, cambiano sostanzialmente. Inoltre il fisico sa, o dovrebbe sapere, che non potrà mai rispondere ai perché. Non potrà mai dire perché l’universo è nato per esempio e quando prova a farlo, ad esempio attribuendo al “caso” la risposta, sconfina in qualcosa che non è più scienza, cioè non usa più il metodo scientifico. Qualcuno potrebbe obbiettare che noi cerchiamo ostinatamente un perché ma non è detto che ci sia un perché. Il fatto è che a questi signori bisognerebbe chiedere se si alzerebbero la mattina senza una motivazione, senza un “perché”. Ogni nostra azione ha bisogno di un perché, e questo lo vuole anche la logica. Caos e caso sono figli della confusione. I bambini e i folli fanno le cose a caso. Gli scienziati no, o non dovrebbero, così come le persone che vivono in pienezza, in maturità e in saggezza la propria vita. Senza perché non esisterebbe la vita, senza uno scopo nessuno farebbe niente e il numero di suicidi avrebbe posto fine alla specie umana prima ancora di cominciare a popolare un ettaro di terra. Ora viviamo in una società che vorrebbe farci credere che viviamo nel caos, che siamo figli del caso… ma è proprio questo che sta portando la nostra civiltà alla distruzione, che fra l’altro non è solo nostra ma di tutti gli abitanti del pianeta. Ci vogliono dire che il caso genera la vita ma invece il caso porta alla morte, la vita con il caso non sarebbe mai nata. Riappropriarsi del senso, dello scopo è una cosa nobile, soprattutto se lo scopo è il Bene. Detto questo la stessa domanda, il porci l’interrogativo del perché esistiamo, del perché siamo nati, ci spinge verso la metafisica. Che è un campo che non appartiene alla scienza materiale, alla fisica soprattutto. La fisica può dirmi che l’acqua bolle perché ha raggiunto 100 gradi celsius ma non può dirmi che bolle perché voglio bere un tè o cucinare la pastasciutta. Sono campi diversi, domande diverse che richiamano risposte di tipo diverso, ed è importante che gli scienziati lo tengano in mente. Per gli antichi Greci era diverso perché loro vedevano l’anelito del sacro, del divino, ovunque. Studiare la natura era per loro rendere omaggio al Grande Spirito che permea ogni cosa materiale e immateriale. Ma non divaghiamo. Il fisico dunque conosce, o dovrebbe, i suoi limiti e quando questi vengono travalicati la prima cosa che succede è che dice sciocchezze o banalità o più mestamente spaccia la propria opinione personale come roba scientifica. Questo comportamento è tipico di alcuni divulgatori ed è fondamentalmente scorretto. Se poi passiamo dalla fisica a un’altra scienza, come la biologia, o peggio ancora la medicina, allora la questione diventa non solo complicata ma ancora di più confusa. Primo perché gli esseri viventi, siano essi piante, animali o persone, non sono tutti uguali come i protoni o gli elettroni. Si pensi infatti che il termine “teorie” diventa preponderante e praticamente nessuno si azzarda a chiamare “leggi” quelle che riguardano questi altri campi della conscenza scientifica. La teoria dell’evoluzione di Darwin per esempio spiega tante come ma lascia tanti altri “buchi” (almeno altrettanti direi). Credere che l’evoluzione sia frutto di mutamenti casuali del dna nella trasmissione ereditaria non spiega ad esempio come mai alcuni cambiamenti avvengo prima che possa avvenire una selezione del dna (ci vuole tempo per selezionare eppure alcune cose mutano prima di questo tempo necessario). Non spiega come sia possibile che le mutazioni avvengono in contemporanea per garantire un certo risultato; si pensi alla facoltà visiva: le mutazioni che hanno portato alla nascita della vista e che riguardano non solo l’occhio in sè ma tutto l’apparato visivo dalla conformazione ossea ai collegamenti neuronali, alla nascita della retina ecc.. sono avvenute in sintonia, con una coordinazione o se si preferisce con un’armonia che è semplicemente ridicolo attribuire al caso: senza il fine di raggiungere la vista, non sarebbe potuto nascere l’occhio con tutto il suo apparato solo da mutazioni casuali. C’è un mistero che ha portato alla coordinazione di tutto per arrivare a un punto preciso. D’altronde si distingue facilmente una sinfonia o una musica da un rumore casuale… la stessa cosa dovrebbe essere guardando la natura, tanto che la scienza si basa proprio su questo, eppure questi presunti pensatori se lo dimenticano. A volte il caso è buttato per coprire il mistero. Sarebbe più onesto dire “non lo sappiamo” anziché spacciare la scienza come una sorta di religione che spiega tutto: in realtà sono molti più i misteri, sono molte di più le cose che non conosciamo che non quelle che conosciamo. Così una bella dose di umiltà e ricordarsi che siamo piccoli e fetentuzzi, non farebbe male a nessuno, soprattutto a uno scienziato divulgatore. E anche chiedersi, come faceva Einstein, da dove venga il miracolo che ci circonda e da dove viene il miracolo per il quale l’universo, pur con i suoi misteri, rimane a noi intellegibile. Se non ci fosse un Logos, una logica, un senso, le “leggi” fisiche non potrebbero esistere, questo nessuno lo dice ma ogni scienziato serio lo sa, altrimenti neanche si sveglierebbe al mattino. Scusa la risposta esagerata ma a furia di semplificare si dimentica di dire le cose importanti, così ho un po’ sforato rispetto alla divulgazione! Un ultima cosa, un mio commento personale: a volte alcuni divulgatori, spesso biologi, dicono che in effetti un fine, uno scopo c’è nell’evoluzione, questo scopo è la sopravvivenza. Ma dimenticano che fino a quando esisterà una persona che antepone gli interessi di un’altra persona ai suoi, magari rischiando la vita per salvare una vecchietta, fino a quel giorno lo scopo non sarà la sopravvivenza ma sarà l’amore. E, fra parentesi, dubito che l’arte, la musica, l’amicizia disinteressata sarebbero mai nate se lo scopo della vita fosse stato solo la sopravvivenza: cerchiamo di vivere e non di sopravvivere
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Ti ringrazio infinitamente per la risposta accurata che è andata anche oltre, ma non mi ha creato dispiacere né noia, anzi! Ci sono punti interessanti in questa tua risposta su cui riflettere.
Condivido assolutamente tutto il tuo discorso, anzi, ho anche io i miei dubbi sulla teoria del Big Bang che è solo una fra le possibili, ma non si capisce per quale motivo si sia abbracciata proprio questa. Anche sull’evoluzione ho i miei dubbi, ma ancora una volta solo queste teorie si insegnano sui banchi di scuola come fosse l’unica realtà vera e possibile, l’unica verità da prendere seriamente.
Anche io sono dell’idea che non siamo soltanto un ammasso di cellule 🙂
La conclusione in cui parli d’amore, di vivere, rispetto alla teoria dell’evoluzione dove si penserebbe soltanto alla propria sopravvivenza, mi ha fatto tanto piacere… come dire? Mi ha toccato il cuore 🙏
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Maria, sono contento che la risposta di Roberto ti abbia soddisfatta e dato spunti di riflessione. Rob è un grande studioso e ricercatore, non solo di scienze ma anche di coscienza. Grazie anche per aver condiviso la sua risposta sul tuo blog. Sei stata gentile come al solito 🙂
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Mi ha fatto davvero piacere questo “incontro” virtuale 😃 e ci tenevo a riportare la spiegazione di Roberto anche nel mio blog. Grazie anche a te Fritz/Pietro per aver portato il tuo amico qui 🙂
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Risposta complessa, ricca e densa. Come sempre, e vedo che Brezza ti ha apprezzato per gli spunti che le hai offerto. Su Angela.. ahahah il mio post era un po’ canzonatorio, volevo prendere un po’ la questione alla leggera. Avevo raccontato qualche aneddoto personale di me bimbo, che mi vedevo tagliato su “Le strade della California” o “Kojak” per lui dai miei. Pero’ alla fine mi ha sempre incuriosito. Da ragazzo, facendo scuole tecniche, vedere Quark non mi esaltava più di tanto (anche se lo guardavo), solo perchè ogni giorno studiavo cose che lui poi spesso spiegava in trasmissione. Sulle sue posizioni nel dibattito pubblico, eranoo legittime. Cosi come è legittimo avere discussioni in pieno rispetto reciproco, come è accaduto qui. Grazie Roberto per il tempo che ci hai dedicato.
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