Sulla scia della riflessione legata ai libri che potenzialmente potrebbero cambiare (o meno) il lettore (qui), grazie agli interventi nei commenti, è arrivata anche una sollecitazione che ho reputato interessante da parte di “Roberto” e che merita attenzione. E se invece dei libri parlassimo dei film?
Questa volta pero’ non vorrei lanciare lo stesso quesito creato per i libri, ma riportare una lista molto breve, non più di 5, di film che effettivamente hanno lasciato dentro di me un seme (anche se non saprei dire se ha germogliato). La lista è redatta in ordine di memoria, quindi non è da intendersi come classifica.
C’era una volta in America di Segio Leone (1984).
Sono cresciuto (come la stragrande dei quarantenni uomini di oggi) con i western del cineasta romano. Ho adorato i suoi film fino a vederli decine e decine di volte. Saprei recitare a memoria intere battute dei suoi western. I suoi personaggi hanno permeato il mio inconscio, specie quando ero fanciullo ed adolescente. Ad oggi non saprei come posizionarmi nei riguardi del cinema di Leone. E’ molto probabile che crescendo io abbia maturato altri gusti o è anche possibile che alcuni suoi film, dopo averli visti e rivisti li trovi oggi se non noiosi con un forte sentore di già visto. Tra i film che non credo rivedro’ mai più, ma che reputo importanti nella mia formazione devo necessariamente includere l’ultimo di Leone. Un film che era leggenda ancor prima che uscisse nelle sale e che rimase per me tale, che con Leone ero cresciuto, fino alla sua avvenuta visione nel 1998 (se non ho sbagliato i miei calcoli). Perchè mi lascio’ il segno? Lo amai per via della sua scomposizione temporale, per quella “narrazione” fatta su più piani temporali che si intersecavano, in cui la guida narrativa era rappresentato dagli stati d’animo di Noodles. Il tempo che si dilatava e si ritraeva in associazione alla memoria, nella ricerca a volte cupa, a volte disperata e diafana di quel tempo perso che il protagonista cercava di ritrovare, tempo che spesso era sinonimo, nel film, soprattutto con amicizia. C’era una volta in America, è il mantra/ossimoro di Proust che diventa cinema. A Proust e Leone ho dedicato molto tempo. La ricerca del tempo perduto (con loro o loro malgrado), mi impone di lasciarmeli alle spalle.
La doppia vita di Veronica di Krysztof Kieslowski (1991).
Film visto per la prima volta nei cineforum organizzati al Politecnico di Torino, se anche qui la memoria non mi fa scherzi, l’anno di grazia doveva essere il 2001. Fu il primo film che vidi del regista polacco e lo trovai da subito ammagliante, onirico, ai limiti del mistico. Lo amaii e lo amo tuttora, e mi piacerebbe rivederlo per il suo taglio totalmente irrazionale e di apparente casualità, che lega le due protagoniste in una doppia storia che ha non più di due punti di tangenza. La doppia vita è un film sul non detto, perchè indicibile, ma che cio’ nonostante avviene e puo’ avverarsi. E’ un film fluido a tratti d’acqua di fiume. Devi immergerti nella corrente e farti trascinare, cosi’ come aveva fatto Veronique, nel vedersi riflessa in Weronika, salvandosi. E’ laicamente un film sul mistero, e nonostante Kieslowski ne abbia girati tanti, anche a vario titolo simili, a mio avviso questo, insieme al primo capitolo del Decalogo (Non avrai altro Dio all’infuori di me) resta la punta ineguagliata della sua parabola artistica. Cinque anni dopo la sua visione, mentre passeggiavo per Buenos Aires, mi imbattei “per caso” in una mostra fotografica a lui dedicata nel quartiere di Palermo. Tre le immagini affisse ne ricordo una in particolare.. era una immagine di una stradina di Parigi con i fiori rossi sui balconi ed un barbone disteso per terra sull’uscio di un portone molto simile ad una strada di Buenos Aires che avevo visto qualche anno prima. L’anno dopo a Parigi, ancora per “caso”, mi trovai sorprendentemente di fronte a quella strada da lui fotografata, chissà quanti anni prima. Era nel quartiere latino, a pochi passi da square Vermenouze. Le rose rosse erano “ancora” sui balconi, il barbone “era ancora” sullo stesso uscio.
The addiction di Abel Ferrara (1994).
Resta ad oggi una delle esperienze personali visive più sconvolgenti che ho potuto avere grazie alla settima arte, superiore al seppur estremo e controverso Crash di David Croenenberg, e nonostante sia un parere personale, credo che difficilmente negli ultimi anni sia stato realizzato un film che raggiunge le vette di visionarietà e disgusto che raggiunse Ferrara in quella occasione. Un film sul male, ma soprattutto sull’attrazione e sulla sensualità che il male ha verso gli esseri umani. Una vivisezione intellettuale, ma alla fine anche visiva, seppur mediata da tante metafore e rimandi filosofici, degli aspetti più torbidi che ci accompagnano e spesso sono annidati nella nostra ombra. Come scrissi tantissimi anni fa alla presentazione di questo blog, se oggi scrivo (seppur in un blog semisconosciuto), lo devo a quel film. Scrittura come terapia per venire a contatto con parti di me che non conosco/evo e che diversamente non riuscirei a conoscere. Credo che questo film, mi abbia effettivamente cambiato, sono molto sicuro che se non lo avessi visto, la mia vita sarebbe stata molto diversa.
In the mood for love di Wong Kar-wai (2000).
Questo film riuscii a vederlo al cinema, ricordo al Valdocco a Torino, nel suo anno di uscita nelle sale italiane. Ricordo poco della trama, anche perchè non vi era un grande intreccio da raccontare. Si narrava di una storia d’amore nella Hong Kong britannica degli anni ’60; storia mai consumata eppure in qualche modo vissuta. Il gioco dei desideri che si amplificava e spesso tendeva a trasformare e trasfigurare la realtà. L’amor che nulla ha amato e che per questo riesce a perdonare. Lessi la storia di Chan e Chow come una versione moderna e sobria, ma non per questo casta e priva di complicazioni, di Paolo e Francesca. Fu una porta che si apriva sull’Asia, un continente che imparai poi a conoscere grazie ad alcuni saggi e che purtroppo non ho ancora avuto modo di visitare.
Il figlio della sposa di Juan Josè Campanella (2001).
Un film sussurrato, lieve, pieno di speranza e tanta tristezza. Riassume in sè tutti gli elementi dei film precedenti: il recupero della memoria del protagonista Rafael, come il Noodles di C’era una volta, la catarsi nel binomio caso/destino come nel caso de La Doppia vita di Veronica, l’apatia e il crollo iniziale nel nichilismo (seppur senza le implicazioni macabre) come nel caso di Kathleen di “The addiction”, l’amore non vissuto, la lontananza dagli altri come In the mood for love. Lo reputo il film che mi ha accompagnato nell’età adulta, spiegando come il disincanto della gioventu’ debba necessariamente fare posto alla ponderatezza dell’età adulta e che i ricordi del passato debbano essere calibrati e misurati per evitare che prendano il sopravvento sul presente, un film che mi ha colloca a metà, quando vedi che molti di coloro che hai amato stanno andando via e molti di coloro che “stanno arrivando” hanno bisogno di te. Una delle tante (sconosciute qui in Italia) perle del cinema argentino.
Per chi vuole lasciare la propria lista dei 5 film che hanno lasciato un segno o commentare questi, sarà il/la benvenuto/a.
Non guardo molti film e infatti non ne ho visto neanche uno dei tuoi citati, mentre sapevo solo il primo di Sergio Leone eppure non sono sicura di averlo mai visto. Inoltre tendo a dimenticare i film che ho visto eheh… alcuni però li ricordo e sono quelli che mi hanno commossa… eccoli:
1. The Help;
2. Quasi amici;
3. Il pianista;
4. Io prima di te;
5. La chiave di Sara;
Forse me ne sta venendo in mente qualche altro… ma mi fermo ai 5 come da regolamento! 😁
Tutti tratti da una storia vera.
Vario molto con i generi, dai drammatici ai thriller (pensavo ora al film “The Others” con Nicole Kidman, piaciutissimo). Gli horror invece piano piano li ho trovati sempre meno invitanti, a meno che non ci sia dietro anche un risvolto psicologico.
Poi vado matta per Massimo Troisi e rivedrei i suoi film mille volte! Però ovviamente non andava bene nella lista di quelli che mi hanno lasciato il segno. Così come ho guardato tante volte i film di Paolo Villaggio, oppure la commedia napoletana “Natale in casa Cupiello”… risate assicurate 😃
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Buon pomeriggio Brezza, innanzitutto benvenuta su questo spazio e grazie per il tuo commento. Molto interessante la tua lista, anche se alcuni non li ho visti. Quasi amici è un film adorabile, una storia molto francese (in Italia sarebbe impensabile), se non vado errato è una storia vera. Il pianista è un film durissimo. Gli altri non li ho visti. Purtroppo ho lasciato il cinema come fonte di divertimento e “ispirazione” più di 10 anni fa. Troisi un grande. Natale a casa Cupiello mi manca, gravissima mancanza. Paolo Villaggio lo reputavo un attore sopravvalutato seppur con una buona intelligenza. Ma sono pareri personali. Buona estate.
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Grazie! È stato un piacere 🙂
Sì, Quasi amici è tratto da una storia vera come tutti gli altri.
“The Help” è ambientato nel Mississipi del ’63, quando il razzismo dilagava, di fatto la protagonista è una donna di colore dove però troverà una grande amica in una giovane giornalista bianca che darà voce alla dura realtà vissuta da tutte le amiche di colore della protagonista. È un film appassionante e nonostante la tematica seria, alcune scene sono divertenti, altre dolci.
“Io prima di te” invece affronta il tema dell’eutanasia, ma principalmente c’è una storia d’amore che termina fra le vie di Parigi, non ti dico se termina bene o male…
In “La chiave di Sara” siamo nei tempi in cui gli ebrei erano perseguitati, ma in realtà la protagonista principale è una donna dei giorni nostri che cercherà di ricostruire la storia della piccola Sara, una bambina che per salvare il suo fratellino dai tedeschi lo rinchiuse in uno stanzino nascosto dietro un mobile della loro casa, mentre però lei e la sua famiglia furono deportati e questa bimba dolcissima tenne con sé la chiave di quella stanza al pensiero che sarebbe ritornata dal suo fratellino 🥺 … Sara poi diventa grande ed è allora che incontra la giornalista dei giorni nostri che la stava cercando proprio per ricostruire la sua storia. Il film in pratica va avanti con dei flashbask, andando prima ai tempi della piccola Sara, poi ai giorni nostri con Sara grande, e viceversa, mentre tutta la storia si dipana via via sino a conoscere le sorti del fratellino.
Capisco che Paolo Villaggio non piaccia a tutti e riconosco che i suoi film possano apparire superficiali, eppure mesi fa lessi un articolo che poi ho riportato nel mio blog in cui si spiega in maniera profonda uno dei suoi film e allora l’ho rivisto sotto un’altra luce. Se vuoi, lo riportai qui: https://brezzadessenza.wordpress.com/2021/12/22/il-nostro-presente/
‘Natale in casa cupiello” è una commedia napoletana molto vecchia 🙂 e io quasi ogni anno lo vedevo ahah… poi è passata la tradizione… ma non l’amore per la commedia stessa! Certo, essendo recitata in dialetto, con solo qualche personaggio che parla italiano, non so se possa far divertire anche chi non è napoletano.
Insieme a Troisi non dimentichiamo poi i film di Luciano de Crescenzo! 😃
Grazie per lo scambio! Buona serata anche a te.
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Ciao Brezza, dato che sono a casa e a riposo ho potuto cercare meglio i film che mi hai elencato. The help l’avevo visto, non ricordavo il titolo soltanto. Film bellissimo, un vero libro su una storia molto dura e bella allo stesso tempo. Io prima di te l’avevo visto. Ma ricordavo poco. La chiave di Sara non l’ho visto, ma lo faro’, ho preso nota. Su Villaggio ho letto l’articolo che hai linkato. Secondo me la saga di Fantozzi ha del geniale tra il primo e il terzo capitolo , raggiungendo l’apice proprio nella sua conversione al comunismo e poi venendo rendento dall’incontro con il capo galattico. Ciò detto, al di là di Fantozzi, di Villaggio ricordo pochissime altre grandi performance come attore. Per cui lo ritengo molto limitato ad un solo personaggio che poi ha reiterato un po’ troppo. Resta un nome di spicco per il cinema italiano, ma oggettivamente un po’ dietro altri nomi che ritengo superiori sia come soggettisti, sceneggiatori o attori. I film di Troisi sono molto poetici e riflessivi, quelli di De Crescenzo riflessivi ed un po più scanzonati. Avevo dedicato a LdC un bel post nel 2019, poco dopo la sua dipartita. Immagino tu sia napoletana o campana viste le tante citazioni di artisti napoletani. Sul mio blog in 15 anni ho parlato spesso di Napoli. Ultimo un mio post su Raffaele La Capria qualche settimana fa. Lo dico nel caso potessero interessare. Grazie ancora del passaggio. Una buona notte.
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Grazie per l’attenzione e il tempo 🙏
Ho capito quello che intendi su Fantozzi, nulla da ridire. Anche io penso ci siano altri attori molto più capaci di lui, nonostante appunto sia diventato molto famoso. Ecco, prima di lui ci mettere tipo quei simpaticoni di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, proprio un’altra atmosfera e più, direi, “classe” 😁 .
Cercherò i tuoi articoli su De Crescenzo prossimamente, grazie! Eh sì, sono napoletana… e tu come mai hai parlato tanto di Napoli? Ci hai vissuto?
È stato un piacere! Buonanotte anche a te 🙂
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No non ho mai vissuto a Napoli. Quando vivevo a Torino, tutti parlavano male di Napoli, pertanto di carattere, quando tutti mi parlano male di qualcuno i qualcosa, inizio ad avere enormi curiosità e perplessità al riguardo. Pertanto dopo alcuni soggiorni a Napoli, in quegli anni, imparai a conoscere questa città e ad amarla.. quasi di nascosto, come fossi un suo amante. Ho avuto tante amanti come città, non come donne (sono sempre stato un monogamo convinto)…. con gli anni ho abbandonato questi amori folli e passionali, raffreddandomi nel razionalismo calvinista. Restano ricordi di grandi amori, a volte non corrisposti o corrisposti poco. Come In the mood for love.
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Mi fa tanto piacere la tua curiosità e il non esserti fermato ai pregiudizi 🙏 . Ti dirò, anche tra napoletani a volte non ci si sopporta. Questo tuo pensiero di “amore di nascosto” mi ha fatto sorridere! A me accade con i miei gusti musicali: non li condivido con tutti, perché non tutti capirebbero 😉
Napoli da turista comunque in genere incanta, poi bisogna viverci per rendersi conto che è una città che meriterebbe più cura.
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Si, ai pregiudizi ci sono abituato. Vengo dal Sud, dalla Puglia e dalla provincia, dove si vive di pregiudizi. Ho imparato con lacrime mai versate, se non in rari casi, a sbattermene di pregiudizi. Alla Puglia è seguita poi Torino e dopo un’esperienza in Canada/USA la provincia piemontese. Ed anche qui, specie nella seconda tranche di pregiudizi a iosa. Se mi fossi fermato ai pregiudizi non avrei fatto neanche la metà delle cose che sono riuscito malamente a fare in 45 anni. Si, alla fine fu un amore che palesai grazie al blog :-). Si ho iniziato ad inquadrare meglio Napoli grazie a La Capria, che descrisse Napoli per quello che in realtà era. Una specie di laboratorio d’Italia.
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Mi sono accorta adesso che avevo già letto il tuo ultimo articolo su La Capria!
Credo che due cose aiutino contro i pregiudizi: essere nati in periferia, o provincia, e soprattutto viaggiare. Di mio non ho viaggiato fuori dall’Italia, neanche ci sono mai stata al Nord! Però sono nata in periferia e si sa che neo quartieri si vive di malelingue 😅
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Non sapevo sui quartieri di periferia. La provincia italiana è atroce. Al Sud come al Nord. L’anticamera dell’inferno. Pregiudizi e conformismo. Al Sud si unisce ai pregiudizi la superficialità ammantata di una patina di socialità finta, al Nord all’esibizionismo del proprio status. L’Italia… tolta qualche isola felice, per me un gigantesco vomito.
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È un vero peccato 😟
Secondo me, tra Nord e Sud hai fatto una sintesi perfetta; credo che pochi riconoscano quella patina di finta socialità da te citata, specie se non sono napoletani, eheh. Comunque quando sono uscita dai confini Campani mi sono rimaste impresse due cose: quando andai a Roma, ebbi la sensazione di stare ancora fra le strade di Napoli, però guardavo il paesaggio e sentivo che mancava qualcosa di fondamentale, ovvero la vista del Vesuvio. Sembrerà banale, ma mi mancava proprio come fosse una cosa essenziale, come mi mancasse un protettore ahah.
Seconda impressione: quando andai a Firenze, mi guardavo attorno e c’era un ordine per le strade che né a Napoli né a Roma avevo trovato mai. Mi fece poi sorridere questa cosa: un cagnolino al guinzaglio mi urtò un poco, allora la signora che lo teneva al guindaglio, subito si precipitò nel scusarsi… scusarsi! Quando mai si sarebbero scusati a Napoli, per così poco, cioè, per niente 😃
Un giorno sarò curiosa di raccogliere anche le impressioni del Nord!
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Ciao Brezza, buongiorno prima di tutto. Capisco quello che mi dici circa il sentirsi “spaesati” nel visitare alcune città. Succede spesso all’inizio, quando notare le differenze o le aderenze è più facile, dato che si ha un’apertura alle novità. Dai post e dai commenti, non ho difficoltà a desumere che sei giovanissima. Avrai sicuramente la possibilità di viaggiare e conoscere il mondo, sia coi libri, sia fisicamente. Capisco che si possa sentire la mancanza del Vesuvio a Roma, riconoscendo in Roma, una città entropica come Napoli. Il Nord Italia ha delle pecularità tutte sue, sicuramente, cosi come il Sud, non è un post omogeneo. La differenza metropoli, provincia è a mio avviso ancora più grande che al Sud. E le regioni sono tra loro abbastanza diverse: tra Piemonte e Friuli, ci sono molte più differenze che tra Campania e Sicilia.
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Buongiorno Fritz!
Sono giovane, ma non più adolescente 😁 ho 26 anni.
Capisco benissimo quello che dici tra Piemonte e Friuli, diverse rispetto alle somiglianze che potrei invece trovare tra la Campania e la Sicilia. Ora che me lo fai notare, mi rendo conto che effettivamente è una cosa molto vera, perché anche se non ho viaggiato al Nord né ho visitato la Sicilia, ho avuto modo di scambiare opinioni con persone che abitano e/o hanno visitato questi posti, notando anche loro la stessa cosa di cui parli.
Non ho viaggiato tanto, direi pochino per la mia età, però ascolto molto quello che hanno da dire coloro che viaggiano e così attraverso le loro storie e le loro osservazioni posso farmi una piccola idea, seppure ovviamente limitata agli occhi che guardano.
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Hai la gioia dei 20 anni, sia anagraficamente, sia nelle parole che usi e nelle cose che scrivi. Viaggiare.. si puo’ fare in tanti modi. Ognuno sceglie quello che più gli si confà
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Certamente viaggiare per davvero non mi dispiacerebbe! 🙂
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mi è partito il tasto invia… volevo solo linkarti il post che scrissi su Napoli tanti anni fa, uno dei post a cui sono più legato:
ti auguro Buona giornata, passero’ sul tuo bellissimo blog. Fritz.
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Grazie! 🙏
“Vedi Napoli e poi piove!” già ha un titolo accattivante 😃
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P.s. Buona estate anche a te!
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Ciao Maria, in tre serate diverse, ho visto i tre atti di Natala a casa Cupiello. Ci tenevo a dirtelo. Ho mantenuto la promessa. È stata una bella esperienza, molto intensa, piena di amore, dolore, speranza e disincanto. Avessi le capacità scriverei un post di analisi. Al momento posso limitarmi all’aver ammirato questo capolavoro e a ringraziarti. Un caro saluto.
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Con questo tuo commento mi hai fatto il regalo per il mio onomastico 😃 Sono contenta ti sia piaciuto 🙏✨️
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Non sapevo fosse il tuo onomastico. Scusami se non ti ho fatto gli auguri. Pardon
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Di niente Pietro 😃 anche io sono negata a ricordare date e cose di questo tipo, quindi neanche ci tengo particolarmente che gli altri se lo ricordino.
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Non riesco a fare una lista di soli 5 film. Di quelli che citi, adoro C’era una volta in America e mi è piaciuto molto anche The addiction. Gli altri non li conosco, ma di Campanella ho visto Il segreto dei suoi occhi, sempre con Darin, che mi ha incantato. Purtroppo ne è stato fatto un remake da Hollywood che l’ha svuotato completamente di tutto il fascino e l’atmosfera.
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Ciao Raf, immagino ti sia difficile fare una lista dei 5 film che hanno lasciato un segno. Io ne ho dimenticati a frotte, ho dovuto fare una bella distillazione. Ci tengo a sottolineare che non sono quelli che reputo i più belli a livello personale. Mi fa piacere che ti sia piaciuto The addiction. Non ti nascondo che mi piacerebbe leggere una tua recensione al riguardo. Il segreto dei suoi occhi, forse l’ho visto ma senza googleare non lo ricordo. La banalizzazione hollywoodiana prima e ora quella di netflix, con i suoi canoni commerciali e da bacchettoni oggi, non può che svuotare, salvo registi e sceneggiatori in un lampo di illuminazione. Grazie per il tuo commento. Fritz
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Ciao Pietro, bella idea.
Negli ultimi 10 anni sono andata raramente al cinema e non ricordo un film che mi ha dato brividi.
In passato ci andavo parecchio e alcuni film hanno lasciato il segno, i cinque che terrei in cineteca sono:
“E Johnny prese il fucile” di Dalton Trumbo, ne ho parlato in un mio post nemmeno tanto vecchio;
“Boys don’t cry” un film del 1999, diretto da Kimberly Peirce ed interpretato da Hilary Swank;
“Freaks” è un film del 1932 diretto da Tod Browning. Ambientato nel mondo del circo ed interpretato da veri “fenomeni da baraccone”, di questo ho visto anche una strepitosa riduzione teatrale al Teatro dell’Elfo di Milano, anche là gli attori erano veramente disabili.
“Miriam si sveglia a mezzanotte” un film di Tony Scott del 1983, Con Catherine Deneuve, David Bowie e Susan Sarandon.
“M. Butterfly”, è un film del 1993 diretto da David Cronenberg, basato sull’omonima pièce teatrale di David Henry Hwang.
Potrei comunque allungare la lista fino a domani perché ci sono attori che amo di cui ho visto tanti film.
E poi ci sono i grandissimi attori italiani del secolo scorso, che sono inarrivabili.
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Ciao Nadia, grazie come al solito per il tuo contributo. Hai lasciato una interessante cinquina. E Johnny prese il fucile non lo conoscevo. Ho letto alcune informazioni al riguardo, ed è diventato un “must” da vedere. Boys dont’cry… uno dei tantissimi film stupendi del 1999 (un anno di grazia per il cinema), purtroppo l’ho visto una volta sola, ma mi sono sempre ripromesso di rivedere. Freaks lo vidi vari anni fa, mi lascio’ molto interdetto. E’ un’opera veramente particolare, non lascia indifferenti. Miriam si sveglia a mezzanotte non l’ho conoscevo. M. Butterfly è il film più incompreso e più complesso di un regista che adoro. Qui Cronenberg ha portato alle estreme conseguenze il concetto di “cambiamento” ed “autodistruzionze” in maniera molto più intima e psichica, rispetto a Crash ed a tanti altri suoi, molto piu’ da grande pubblico o splatter. Si la lista potrebbe continuare per tutti, specie se si è amato e si continua ad amare il cinema. Di nomi di film o attori italiani, vorrei ricordare: Europa 51 e Il generale della Rovere. Due film sulla “santità” di Rossellini. Credo siano ancora oggi delle punte inarrivabili del cinema mondiale, non solo italiano. Tra i film italiani a cui sono molto legato, ricordo C’eravamo tanto amati di Scola, con Gasmann che mi sembrava di avere accanto durante la visione. Troppo dimenticato un grande come Pietro Germi. La bellezza de il Ferroviere è da pianto. Tutti film molto vecchi. Uno piu’ recente, ma neanche tanto: La leggenda del pianista sull’oceano.. film grazie al quale ho aperto il blog 14 anni fa. Mi fermo… me ne stanno venendo a galla decine e decine. Una buona notte.
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Buona notte 🐾
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grande Pedro, visto che mi chiami in causa non posso esimermi. Eviterò anche io, come te, di sottolineare i film più belli e proverò a focalizzarmi su quelli che hanno solcato momenti decisivi nel mio passato. Fermarsi a 5 è dura ma cercherò di contenermi (ho pensato a un bonus track per sforare). Sicuramente “Andrej Rublev” mi ha segnato e cambiato in profondità. Forse più degli altri film di Tarkovskij per quanto siano, forse tutti, dei capolavori inarrivabili. Ma questo segna un solco talmente potente che ogni volta che lo vedo mi sembra un film diverso, e mi segna per motivi diversi. Poi ci metto “la sottile linea rossa” di Malick anche se the new world e the tree of life sono film che anch’essi trovo fondamentali nella mia formazione, così come “Il cielo sopra berlino” di Wender da accostare a “fino alla fine del mondo”, in questo caso però è più dura perchè non ricordo quale dei due ho visto per primo. Il quarto film sarebbe dovuto essere Kieslowski (film rosso però e non la doppia vita di veronica che hai messo tu) ma mi discosto totalmente e ti dico “Invictus” di Clint Eastwood. Per me un film potentissimo che ha segnato un solco profondo per diventare il comandante della mia anima, il padrone del mio destino, per citare a memoria Mandela. L’ultimo è un’anomalia. Sebbene non abbia questa grande predilezione per i musical tuttavia la mia vita diciamo sociale e non solo è stata segnata dal film di Milos Forman “Hair”: un cammino negli anni settanta con tutto il carico di sentimento e dolore, di spensieratezza e profondità, di ingresso nella vita che ti trasporta dove non ti aspetti. Bonus track due film: uno è “La meglio gioventù”, uno spaccato familiare e sociale odiato da molti ma amatissimo dal sottoscritto che mi ha fatto rivivere eventi cruciali della mia vita ma anche della storia italiana in maniera particolarmente importante. L’altro è Kusturica in particolare “LA vita è un miracolo” perchè l’ho visto a Praga, in lingua originale coi sottotitoli in ceko, capendo si è no il 50% dei dialoghi ma almeno il 90% di comunicazione emotiva del film. Che mi segnò in un anno in cui ero lontano dall’italia e dalla sua lingua e sperimentai in prima persona sia come fosse fondamentale poter parlare la propria lingua madre, sia come non sia così necessario per creare dei legami profondi con le persone giuste
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Roberto, tu sei pericoloso :-). Mi fai pentire delle liste che ho fatto. Andiamo ai tuoi. Andrej Rublev non l’ho visto. Bisogna prepararsi per una visione cosi impegnativa. Di Tarkovskij resta tra i miei visti, per bellezza, inarrivabile Nostalghjia, persino superiore a Solaris, che a sua volta è superiore anche al sublime romanzo di Lehm. La sottile linea rossa… ancora una volta, un film fatto nel 1999. Non so cosa successe quell’anno al cinema. Io non ho dubbi a ritenerlo superiore a tutti i film di Mallick. Un senso dell’infinito e della perdita di senso che fanno perdere qualsiasi coordinata. Capisco che possa segnare un film cosi. Il cielo sopra Berlino, per me il miglior film di Wenders, anche se ne ha fatti molti stupendi. Con Invictus mi hai spiazzato, ma ricordavo che tra i tuoi film preferiti di Eastwood c’è questo. Eastowwod per me non è entrato per un pelo. Era al Sesto posto con The million dollar baby. Il suo migliore in assoluto, senza richiami personali, forse per me è Bird. Hair è un film generazionale, molto bello, ma di una generazione che non è la mia. Cio’ nonostante un film che ho amato per gli stessi tuoi motivi. La meglio gioventu’… caspita qui forse mi sono dimenticato qualcosa. Doveva essere nei primi 5. Poi ha preso il sopravvento il film argentino, perchè legato a dei cambiamenti ultimi. Avessi fatto la classifica 10 anni fa, La meglio gioventu’ entrava di diritto nella cinquina. Io l’ho amato e lo amo ancora alla follia come “romanzo cinematografico”. La vita è un miracolo non l’ho visto. Sulla riflessioni che fai sulla lingua, non posso che correrti incontro. Questo il motivo per cui quando sono all’estero, mi incazzo, specie con gli italiani all’estero, quando invece che usare la propria lingua come mezzo per andare in profondità, cosa molto difficile da fare con la lingua del posto (creando sempre relazioni che restano in superfiecie), ci si sofferma a fare le differenze su come si prununcia una cosa nelle varie declinazioni regionali. Un caro saluto.
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Adoro kieslowski, il Decalogo (che poi sarebbe un prodotto TV) è forse una delle cose che piu mi ha colpito e lasciato qualcosa dentro. Anche Heimat è bellissimo. Su cose più comuni direi 8 e Mezzo, La Grande Abbuffata, Io e Annie e Barry Lyndon
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Ciao Chicco come stai? Si, ricordo che il Decalogo, lo trasmisero addirittura in TV a fine anni ’80 in Italia anche se era una produzione della TV polacca. Spero di non sbagliarmi. Io lo vidi qualche anno dopo in VHS. Segno che la TV allora era qualcosa di molto diverso da quello che è oggi. Heimat ho quasi tutti i dvd della serie TV tedesca, ma non riesco ancora a vederli. Ho aspettative elevatissime al riguardo. 8 e1/2 è il miglior film di Fellini, ma nonostante sia un capolavoro, lo ritenni molto distante dalle mie corde. Io ed Annie film stupendo, tra i miei preferiti, come altri di Allen (La rosa purpurea del Cairo e altri di cui ora non mi vengono i nomi). La Grande abbuffata, film estremo, interessante, molto piu’ riuscito di altri film estremi che in quegli anni il cinema italiano riusciva comunque a “sfornare”. Barry Lyndon purtroppo ancora mi manca. Grazie per il tuo contributo.
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Si anche io lo vidi in TV al sabato mattina… Altri tempi! Pensa che Barry l’ho visto 3 anni fa in una proiezione privata mattutina che feci fare in un cinema piccolino come regalo alla mia metà x il nostro anniversario
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Bella questa storia personale su Barry Lyndon. Il mio amico Roberto, citava come grande esempio di cinema/TV la meglio gioventu’. Io vidi la prima parte al cinema. Aneddoto personale. Atterro a Torino dopo 18 ore tra voli e scali. Vado a casa, faccio una doccia, prendo il primo tram e arrivo al cinema Massimo alle 16 del pomeriggio. Esco, mi prende un colpo di sonno e non riesco ad andare nella sala 2 per vedere la 2 parte, che vidi qualche mese dopo in TV. Parliamo di 19 anni fa… ancora qualche spiraglio di luce nella TV c’era.
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Butto lì anch’io una lista senza pensarci troppo:
1) Stanley Kubrick, 2001 Odissea nello spazio. Praticamente a pari merito potrei inserire tutti i film di Kubrick al primo posto, ma scelgo questo perché è il suo primo film che vidi. Se non sbaglio ero ancora alle elementari, molte cose non le capii, ma ricordo che il mattino dopo ne discussi con alcuni compagni.
2) Billy Wilder, A qualcuno piace caldo. Non solo per Marilyn Monroe, ma per quel gigantesco regista che è appunto Billy Wilder.
3) John Landis, The Blues Brothers. Visto chissà quante volte, non mi stufa mai. Tra l’altro proprio ieri ho letto che Landis ha compiuto 72 anni e ho pensato “cavolo, a 30 anni gli hanno affidato un budget pazzesco per girare il film”. Credo infatti che la parte finale del film con il grottesco inseguimento della polizia sia costata l’ira di Dio.
4) Mel Brooks, Frankenstein Junior. Come tanti, lo conosco a memoria e continuo a rivederlo.
5) Woody Allen, Zelig. Anche in questo caso potrei scegliere altri suoi film come i già ricordati nei commenti Io e Annie, oppure La rosa purpurea del Cairo, ma Zelig l’ho visto prima (ma non è il primo film di Allen che ho visto, da bambino ricordo di aver visto per lo meno Il dormiglione e Il dittatore dello stato libero di Bananas).
Naturalmente sono rimasti fuori tantissimi registi e attori che adoro, su tutti forse Charlie Chaplin e Peter Sellers, ma il Dottor Stranamore è in qualche modo presente al primo posto.
Chissà, forse stasera ho voglia di ridere, perché quattro film su cinque sono comici.
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Ciao Alessandro, bella lista.
faccio alcuni commenti. Kubrick è stato un grande, una delle vette del cinema. Personalmente non è tra i miei preferiti, perchè mi risulta sempre eccessivamente razionale, anche quando non vuole esserlo. Cio’ detto, personalmente non saprei scegliere tra Odissea ed Eyes Wide Shut quale sia il suo più bello (credo siano i due film in cui abbia mollato un po’ il suo razionalismo… parlo sempre di impressioni personali opinabilissime). Bellissimo “A qualcuno piace caldo”. Hai fatto bene a ricordare Wilder, io aggiungo anche Lemmon (immenso). The blues brothers: come per Hair citato da Roberto, ha segnato un’epoca. Frankestein Junior è un delirio di un genio. Zelig purtroppo non l’ho visto. La rosa purpurea forse è quello che amo di più di Allen, ma spesso sono in dubbio con “Radio days”. Se posso chiedere, la tua lista è la lista dei tuoi preferiti o la lista dei film che ti hanno lasciato un segno? Buona giornata.
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Direi soprattutto film che hanno lasciato un segno. Per esempio, se una persona non coglie al volo un riferimento o una citazione da Frankenstein Junior o dai Blues Brothers perde subito qualche punto ai miei occhi.
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bella lista, non ne ho visto nessuno^^
io sono ancora gggiovane, per cui la mia lista è molto meh
La rivincita delle bionde, Dracula di Bram Stoker, in un certo senso The Grudge (da quella visione mai amato il paranormale spiritico negli horror), la serie Charmed, da piccolo mi piaceva molto il film George and the dragon
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Ciao Tony, della tua lista conosco: Dracula di Bram Stoker. Molto bello. la rivincita delle bione purtroppo non riuscii a vederlo in sala e mi manca ancora oggi. Ricordo il tam tam che segui’ a The grudge, ma non lo vidi. Dovrei vderlo. L’ultimo non lo conosco. Charmed non l’ho vista ma so della sua esistenza. Posso chiederti perchè ti hanno lasciato un segno?
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oddio
i primi due erano i film che guardavo maggiormente al liceo, mi hanno fatto appassionare
The grudge traumatizzato a vita
ho iniziato a guardare cose in inglese con Charmed, lo guardavo così spesso (ho i cofanetti) che ho detto: so i dialoghi a memoria, vediamo se capisco qualcosa in ing sub ita
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1) The believer, di Henry Bean
2) Babadook, di Jennifer Kent
3) L’ombra del vampiro, di Elias Mehrige
4) Romeo + Giulietta – Baz Luhrmann
5) Le mele di Adamo – Anders Thomas Jensen
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Ciao Celia, come stai? Spero bene. Grazie per la tua lista. A parte il film fi Luhrmann, che mi piacque, gli altri non li conosco. Me li consigli? Sono secondo te i film più belli visti o quelli che comunque, al di là della loro bellezza ti hanno lasciato qualcosa? Grazie ancora. Buona serata. Fritz.
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Se devo dire quali sono i film che “hanno lasciato il segno” in me, il pensiero corre a quelli visti nell’adolescenza, non so se perché sono film eccezionali o se a causa del momento della mia vita in cui li ho visti, momento in cui siamo più vulnerabili e più recettivi. Direi comunque: Arancia meccanica, Taxi Driver, Novecento. Anche per me C’era una volta in America è indimenticabile, e così il molto più recente In the mood for love. E tanti, tanti altri ancora…
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Ciao Marisa grazie per la tua lista, molto bella e di film che conosco bene. Novecento fu un affresco, uno dei migliori, sull’Italia che fu e su come sostanzialmente resta: i padroni che assoldano i fascisti per evitare di sporcarsi le mani, salvo poi ricomparire belli belli con le anime pulite. Io lo vidi cosi… Taxi driver poteva entrare nella mia cinquina, ma si apriva un altro filone: i film più belli. Arancia meccanica, la prima volta mi piacque, la seconda lo reputai un film eccessivamente cerebrale (ma è un mio problema con Kubrick, che resta al di là del mio parere prossimo al nulla un gigante). In the mood for love… qui vedo che è in comune. So che è “atroce” fare una lista di cinque film, ma alla fine, quelli che ci hanno lasciato un segno, si riducono sempre ad una decina o poco più. Almeno, questa è una mia convinzione. Buon ferragosto. Fritz.
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(Mi è venuto in mente che credo di doverti una risposta anche su questo post, ma non trovo il mio commento.
Da cellulare c’è sempre qualche differenza!)
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Condivido con te In The Mood For Love. C’era una Volta in America mi piace ma ho tante tante riserve a riguardo, non per il film in sé ma per il canone di cui è padrone.
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Hai una tua lista Henye riguardo i cinque film che hanno lasciato un segno dentro di te? Su C’era una volta posso immaginare il tipo di riserve che hai, in parte oggi, sono anche le mie. Ciò non toglie che è stato un film che mi ha lasciato un segno. Grazie per essere passata da qui e per il commento. Bienvenue!
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Si direi così su due piedi:
-The Departed
-Avatar
-La Città Incantata
-Taxi Driver
-Mulan
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Non so perchè ma il tuo commento era finito nella posta spam. Comunque recuperata. Sono contento che ci sia, dopo tanti commenti ed altrettante liste, un (anzi nella tua lista più di uno) cartoon/anime, e per di più di Miyazaky. E ricordo anche la bellezza struggente de La Citta incantata. Ammetto che ho snobbato, sbagliando, questo genere. Specie se fatto da maestri. Taxi driver, forse l’ho scritto in un altro commento, poteva entrare come sesto o settimo, ma la lista era di cinque, quindi l’ho dovuto escludere, ma resta uno dei film più belli mai visti, in un’altra classifica personale. The departed non mi piacque, netto. Avatar e Mulan purtroppo non li ho visti purtroppo. E devo rimediare. Grazie per questa bella cinquina.
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