Il mio primo ricordo di Piero Angela credo risalga ai primissimi anni ’80, quando oscillavo tra i 4 e i 5 anni. Nonostante la lontananza temporale, ho ricordi nitidi di una persona distinta e a tratti austera, nel senso originale del termine: persona che svolge con cura e senza fronzoli il suo lavoro, scevro da atteggiamenti bizzarri ai limiti dell’egoico. Il televisore da cui si presentava nel salone della casa dove i miei ed io abitavamo, era un Mivar in Bianco e Nero da 16 pollici. I ricordi della fanciullezza si sa, sono sempre affetti da gigantismo. Nonostante le ridotte dimensioni del monitor, Piero Angela mi appariva sempre grande e sempre colorato, a dispetto del fatto che la diagonale di quel televisore non superasse i 40cm, e l’apparecchio elettronico fosse sprovvisto di una scheda RGB per l’ottenimento di tutta la gamma cromatica.

Ricordo l’attenzione che i miei genitori riponevano nelle spiegazioni del giornalista torinese, in quelle puntate (noiose per me bimbo) di un programma che parlava di storia e scienza. I miei allora avevano meno di 35 anni e nonostante il benessere economico avesse lambito le regioni del Sud e la provincia di Taranto in particolare (con buona pace di chi si augura un ritorno all’agricoltura e al turismo oggi, maledicendo tutto quello che l’industria ha portato… en passant, senza industria saremmo emigrati anche noi in massa al Nord, e non avremmo avuto in massa altri meridionali e alcuni settentrionali che emigravano a Taranto, rendendola di gran lunga una delle città più vive ed interessanti del meridione), non avevano avuto l’opportunità di poter continuare negli studi, e quelle trasmissioni, che credo fossero già appellate con il titolo di Quark, rappresentavano una specie di viaggio in un mondo parallelo che tanto avrebbero voluto quindici o venti anni prima. Quark e Piero Angela come naturale continuazione di quella visione educativa della televisione, che aveva avuto come principio la trasmissione “Non è mai troppo tardi” (la quale permise l’alfabetizzazione dei miei nonni non in senso figurato ma reale, come di milioni di nonni), nelle grandi riproduzioni televisive dei classici del teatro (negli anni ’60 e ’70… c’era un certo Volontè che recitava un tal Sheakespeare… cosi’.. per tutti, senza dover andare al cinema.. un Antonio e Cleopatra in prima serata ), nei film finali della carriera di un genio italiano di livello assoluto come Roberto Rossellini, mirati alla rappresentazione delle vite dei grandi pensatori della filosofia greca.

Ma torniamo alla mia vita di bimbetto e di utente TV. Dicevo.. mi annoiavo… si inutile negare. Nonostante alla scienza e agli studi abbia dedicato gli anni migliori della mia giovinezza, da piccolo adoravo girare in bici, scassarmi di gelati, vedere Fonzie e Kojack, Tom Sawyer e Mazinga Zeta… non di certo i sermoni sulla relatività ristretta o la spiegazione sulla composizione chimica dei tessuti del corpo umano. Per cui mi sorbivo tra il “pallido e l’assorto” Quark, stupito nel notare oltre che l’austerità del conduttore TV, l’altrettanto massiccia dose di serietà dei miei genitori nel seguirlo. Seguivo in “religioso” silenzio quelle puntate, perchè sapevo che alla fine, vi era un piccolo cartone, dedicato ai più piccoli (credo fossero le esatte parole che Angela usava per presentarlo), in cui in pratica si faceva il riassunto della puntata in versione cartone animato, per arrivare anche ai più piccoli. E devo dire con altrettanta sincerità, che nonostante aspettassi con ansia la visione del cartone, ne restavo sempre puntualmente un po’ deluso, poichè seppur di cartone si strattava, seppur meno noiosi della parte precedente… bhe erano pur sempre meno adrenalici di Tom Sawyer che dipingendo la staccionata del suo amichetto, sperava di fare chissà quale marachella.

Negli anni, durante le scuole dell’obbligo prima e delle scuole superiori poi, restai un lieve suo seguitore. Continuavo sempre a preferire telefilm americani e cartoni, ma capitava, non dico settimanalmente, ma mensilmente, di seguire un paio di sue puntate di Quark e di super Quark. Il suo garbo, la sua pacatezza, i suoi ospiti sempre frizzanti nonostante le tematiche non fossero di semplice spiegazione, l’impegno nel trasmettere una divulgazione storica (che prosegue egregiamente con suo figlio) e scientifica.

Nel 1999, mi capito’ di incrociarlo a pochi metri, se non centimetri di distanza nei corridoi del Politecnico di Torino. Credo tenne nel pomeriggio un seminario nell’Aula Magna dell’ateneo, poi volle passeggiare tra le aule della sede centrale per incontrare studenti, come fosse un genitore o uno studente lui stesso. In quegli anni, anche per contrapposizione ad un corso di studi eccessivamente tecnico, leggevo anche libri non solo non ingeneristici e scientifici, ma anche abbastanza vicini a tematiche spirituali, molte volte alquanto fantasiosie per non dire di emerite cazzate. Oltre la mia biografia, era un’Italia molto diversa dall’attuale, ma i germi per quella che è l’Italia di oggi erano tutti ben presenti, piantati ed innaffiati, anche in una università tecnica come lo era allora il PoliTO.

Una decina di anni fa, causa ritorno per vacanze a casa dal Canada, mi imbattei temporaneamente nella stazione centrale di Roma, Termini, e vi trovai nel bel mezzo della stazione, una gigantesca libreria (non voglio fare nomi di marchi). Entrai, come al solito girovagai per perdere tempo ed anche perchè cercavo un libro di Augias, uno dei tanti che ha scritto sul Cristianesimo, Gesù, gli Apostoli, e variazioni sul tema. Ad un certo punto, disorientato dalla grandezza della libreria, mi imbattei in un intero piano, quello sotto il piano terra, gigantesco, enorme, tutto dedicato all’esoterismo. Una delle più grande librerie italiane, nella stazione ferroviara più grande d’Italia, quella della capitale, quella in cui con ogni probabilità l’80% degli italiani prima o poi si imbatterà, che “custodiva” al suo interno, qualche migliaio di volumi di “roba” esoterica. All fine, trovai due scaffali due, ovviamente in un altro piano, in cui vi era il volume di Augias che cercavo, e alcuni libri degli Angela. E rimasi li impietrito a guardare quei tre volumi di Angela Piero ed Alberto. Erano tre libri tre, su due scaffali due diedicati a “Divulgazione storica e scientifica”… ripeto due scaffali due, nella probabilmente più grande libreria d’Italia.

Ora da quei dieci anni di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Per diletto e per lavoro mi è capitato di entrare nelle più grandi stazioni ferroviarie e aeronautiche d’Europa e del Nord America, e il rapporto divulgazione/esoterismo in termini di volumi nelle librerie centrali Parigi, Londra, New York, Chicago, Toronto, Vancouver, Berlino, Alsterdam, Madrid, Bruxelles è sempre stato inverso a quello visto a Roma in quel 2011. Non è questo un dato scientifico, ma un dato empirico che mi lasciava sempre, e continua a lasciarmi sempre perplesso.

Pertanto, nonostante non sia stato un suo attento telespettatore, oggi il mio omaggio va dritto a Piero Angela, al suo coraggio (si ho scritto bene, coraggio) nell’aver continuato, soprattutto dopo la seconda metà degli anni ’80, come un fiume carsico nel panorama culturale e giornalistico italiano, la divulgazione di storia e scienza, in un contesto dove ha prevalso la degenerazione della TV commerciale.

In questo desolante panorama, grazie Piero Angela per una vita dedicata alla divulgazione scientifica, attraversando molto spesso il deserto.