In principio fu la “narrazione” elevata a leva con cui sollevare i destini del Tavoliere e delle Murge da parte del vate appulo. I milaneseggianti (ed affini) risentiti dal fatto di essere stati scavallati a sinistra e in alto da un meridionale nella moda di inventare neologismi da vomito, lo trasformarono in storytelling, dopo aver sdoganato il “piuttosto che” in maniera disgiuntiva, paragonando la sua floreale pronuncia ai campestri neologismi di tarda belle époque tipo “Vigili del Fuoco” o “Rinascente”, magari massaggiandosi la zazzera in stile Sgarbi mentre emettevano le parole “piuttosto” e “che” dagli orifizi destinati all’eloquio (cit. Carmelo Bene).
Poi ci fu l’invasione dei termini anglofoni in stile “soft skills” (tradotto in romanesco: paraculi), tipica di coloro che lavorano nel privato. Ovviamente i politici, risentiti dal fatto di essere stati scavallati nella corsa a chi è più stupido, iniziarono la rincorsa verso la vecchia perfida Albione. E cosi, “riforma del lavoro” divenne Job’s act, e quando il politico che si fece carico della riforma, ponendoci la faccia, si trovo’ in un consesso anglofono parlando in italiano (per evitare gli sciook bicause, in apulian fisherman screaming), chiese al suo fido collaboratore assiso al suo fianco, come si traducesse in italiano Job’s act, nella ilarità generale dei partecipanti alla conferenza.
Poi arrivarono dalle lande desolate del Sud, con a capo l’avvocato dauno del popolo, i paladini della “Resilienza”. Da perito prima, ingegnere poi, emigrante in Canada ancora dopo, avevo imparato a dare a questo termine due precisi significati. Uno tecnico, legato alle proprietà meccaniche dei materiali, l’altro di tipo culturale, in un paese di 40 milioni di abitanti, circondato da uno di 300milioni di abitanti, che in pratica succhia al primo, a livello culturale ogni prospettiva di penetrazione autonomo nel mondo del cinema, del teatro, dell’editoria e della musica. Il conte dauno, e i suoi accoliti avevano deciso diversamente. La lingua si sa si evolve (o magari involve). Datemi la resilienza ed otterro’ i quattrini da spargere a destra e a manca.
Dopo i sinistri e i loro maestrini/maestrine, che avevano deciso di cambiare le declinazioni di genere in aggettivi e collaterali, al fine di cambiare usi denigranti e sessisti della lingua italiana, raggiungendo punte di cacofonia ai limiti delle opere di Hart Crane, la destra ha deciso di fare riferimento al vate assoluto ed incontrastato della patria, che dal suo mausoleo a Gardone Riviera, veglia su di noi e di aggiungere alla lista delle perle della novella lingua italiana:
“Sovranità alimentare”.
Roba da standing ovation, come dicono al di là del casello di Quinto dè stampi.
Aspetto con ansia il giorno in cui l’Accademia della Crusca, manderà alle camere la finanziaria 2023.
Mi chiedo… ma perchè se i politici italiani hanno tutta sta voglia di cambiare la nostra lingua, non si dedicano alle “lettere” invece che alle “poltrone”?
Alle Lettere? Io sono convinto che se chiedessimo ad ognuno dei nostri politici la coniugazione di un verbo qualunque, ne vedremo delle belle… sig!
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Era una provocazione. L’invito incoscio era a cambiare lavoro più che la lingua. Comunque io in sta storia di dedicarsi in maniera petulante alla grammatica e ai neologismi, vedo una certa formazione di scuola secondaria e/o universitaria (il 90% dei politici che ricoprono ruoli di primo piano in partiti e governi vari hanno fatto il liceo, per lo più classico, e poi se laureati, spesso lo hanno fatto nelle facoltà di giurisprudenza). E come al solito, la biografia conta più di ogni cosa. Su questo sono molto tranchant.
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Anche Mao aveva istituito la sovranità alimentare. Uno dei più grandi insuccessi della storia dell’umanità: la Cina passò anni di totale carestia, con decine di milioni di morti a causa della scarsità di cibo, e di una cattiva alimentazione, con tutte le malattie da essa indotte.
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Come sempre succede ogni qualvolta che come singoli e come popoli si crede che si è sufficienti a se stessi.
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Diciamo che l’Italia a livello alimentare “subisce” le direttive europee, e questo anche a me ha sempre dato fastidio.
L’esempio più eclatante è rappresentato dalle “quote latte”: obbligati a produrne meno, per agevolare la esportazione di latte da parte delle altre Nazioni. La trovo una cretinata.
Il settore agricolo andrebbe ovviamente rinforzato, ma una autosufficienza alimentare dubito che nessun Paese possa mai raggiungerla.
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Per me non fu affatto una cretinata. Era un modo per permettere a paesi che erano molto indietro economicamente negli anni 90, di mettersi un minimo al passo con gli altri, prima di entrare nella UE, evitando di creare zone A e zone B per disparità di ricchezza. Si poteva fare meglio? Forse che si, forse che no. L’UE ha sempre cercato di riequilibrare contrasti tra regioni europee, era una cosa che faceva come CEE prima, ancora di più come CE dopo e cerca di fare ora come UE. Era molto difficile pensare che in Portogallo, in Estremadura, nella Murcia, o in altre regioni depresse, da un giorno all’altro si potessero sviluppare settori come la meccanica di precisione, la microelettronica o la chimica verde. Pertanto si cerco’ di aiutarli in un settore dove potevano: il primario. In quel contesto, il Nord Italia, già molto avanti economicamente su altri settori, doveva fare un piccolo sacrificio, in una logica più grande di comunità transnazionale. Ma si sa, a molti di vedere al di là del proprio orticello è alquanto difficilino…. non a caso, in quelle regioni, un partito regionalista che sfiora vecchie ideologie fallimentari da autarchia, prende spesso valanghe di voti (scusa lo sfogo). Adesso andiamo al Sud, dove il settore primario era ancora fino a 10 anni fa il traino dell’economia locale. O si decide di investire in tecnologie e creare copperative di medio grandi dimensioni, come si fa in Belgio, Olanda, Nord della Francia nell’agricoltura, oppure si continua a credere che i “padronicchi” che sfruttano spesso manodopoera straniera o anche locale (per lo più fatta di donne) sia il futuro. Credere alla seconda ipotesi, porterà con ogni eventualità, nel lungo termine, a perdere un altro settore dell’economia nazionale. L’effetto dazi/barriere/sovranismo, serve solo a mascherare problemi endemici che non si ha voglia di risolvere.
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” Era un modo per permettere a paesi che erano molto indietro economicamente negli anni 90, di mettersi un minimo al passo con gli altri”
Ne sono certo, ci mancherebbe. In una ottica di condivisione e di aiuto reciproco.
Aiuto che poi NON abbiamo ricevuto nel momento della suddivisione dei migranti, per esempio. Condivido le tue analisi economiche, che io non avrei saputo esprimere con la stessa padronanza di concetti e parole.
Ciao.
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Si, condivido il discorso sulla suddivisione della responsabilità di accoglienza dei migranti. Fu una pugnalata alla schiena, facilitata da un primo ministro italiano, che pur di ottenere uno scostamento di bilancio nazionale, al fine di dare regalie elettorali, e non per facilitare investimenti nel nostro paese, si vendette a questa turpe mossa. Turpe mossa che lo porto’ dal 40% a qualche punto unitario. Ora dopo aver fatto cadere in stile D’Alema (che tanto odiava, forse perché ci si rispecchiava alla stragrande) vari governi, raccogliendo sempre i voti dei suoi 4 accoliti, si appresta a fare lo stesso nella legislatura in corso.
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Ci riuscirà?
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Non ho la palla di cristallo, ma queste settimane di “movimento” sembrano essere state un buon brodo di coltura per le azioni di un personaggio come il tale in questione.
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“Semplice”: là di ciccia n’è rimasta ormai davvero poca! 😅
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Capisco da questo post che il nuovo governo sta già cominciando a produrre ciò che è capace di produrre. A occhio, faccio bene a star lontano dalle notizie, da quando ho deciso di farlo riempio le mie giornate di cose più meritevoli, credo…
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In una giornata uggiosa e con un po’ di stanchezza/influenza, mi è toccato aggiornarmi sull’Italia. La solita solfa. Retorica a valanga, anticultura dei numeri, trovate grammaticali e lessicali di dubbio gusto per nascondere il nulla. La solita italietta da parrocchietta (laica o religiosa poco importa) e liceetto di provincia. Diamo a questo governo il beneficio del dubbio. Di solito bastano 3 mesi per capire se un governo durerà e se si, dove andrà a parare. Con il ministero della scuola e del merito, quello del made in Italy, e quello della sovranità alimentare credo sia quasi chiaro. C’è da dire che ci siamo risparmiati i grandi economisti che volevano l’Italia fuori dall’Euro, almeno a sto giro.
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C’è un ministero della sovrnaità alimentare! O___o
Credo che avrei preferito non saperlo…
Quindi la premiata coppia Bagnai Borghi non ha avuto nessun ministero? L’Italexit è una prospettiva che mi fa abbastanza paura, lo ammetto, spero la si possa scongiurare…
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Si, è il motivo per cui ho scritto il post. Il ministero è quello dell’agricoltura con poi l’annessione di sovranità alimentare. Nella ilarità generale dei social, i fidi giornali di destra, si sono buttati a giustificare subito: “esiste anche in Francia”. Come a dire: l’hanno fatto i francesi, lo possiamo fare anche noi. Come al solito, la giustificazione è peggio del “misfatto”, peggiorando la cosa, e dimostrando il tipico spirito provinciale e da complesso di inferiorità dell’italiano medio che crede che scopiazzando anglicismi a vanvera e mode bislacche al di là del Frejus, si diventa dei fighi. Dall’altra lato (politico intendo, non geografico), per difendere questa scempiaggine grammaticale (che in realtà fornisce una idea abbastanza pacchiana del futuro del paese), si sono levati i sinistri di slow food, una setta di invasati snob di vecchia data, a dimostrare il perchè, se ce ne fosse ancora bisogno, la sinistra venga votata oramai solo più da professori universitari ed affini.
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A dimenticavo, si, apparentemente quelli che si stava meglio con la lira, che se usciamo dall’euro diventiamo ricchi, perchè possiamo stampare inutile lirette in stile pesos venezuelano o argentino, girando poi con carriole piene di carta straccia per andare a comprare il pane, ce li siamo scampati. Intanto io attendo sempre il grande libro sulla storia dell’umanità scritto a 4 mano tra Harari e Tremonti, o a 6 mani con Sapelli che disquisisce di Peron ed Evita e dei populismi sudamericani mentre Harari parla dei Sapiens e dei Cro-magnon, dell’umanità sull’orlo della computerizzazione, e Tremonti che parla della fine del mondo per colpa dell’economia cinese.
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Staremo a vedere, alla fine pur evitando di leggere di cronaca e di politica parlando con familiari ed amici qualcosa mi arriva sempre del nostro Paese d’origine… Ultimamente, mai una gioia, direi. :–(
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Eh, le soft skills! Nel mio ultimo pezzo ne ho un po’ parlato, ma confesso che avrei dovuto citarti, perché avevi già scritto qualcosa di interessante a proposito.
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Ciao Alessandro, figurati. Vado a leggere, immagino già un post divertente ed intelligente.
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Neolingua
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Esatto. E la difesa di coloro che da ieri, parlano di Sovranità alimentare con riferimento al mondo equo e solidale, cercando di difendere da sinistra questo scempio, e’ l’ennesima prova che in questo paese, esistono dei babbei che fanno la guerra per il re di Prussia.
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Hai proprio ragione! Fra un po’ Giorgia Meloni sarà “un fortissimo punto di riferimento per la sinistra”…
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Ah che piacevole lettura!
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😅
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Bellissimo tag. Non ho ancora avuto tempo per stilare la lista, poichè sono stato in vacanza. Vedro’ di mettermi al passo nel weekend. Buona giornata. Pietro
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