Post volutamente muto.
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applausi a scena apertaaaa!
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Il merito è tutto del sig. Paolo Gambi. A lui il plauso per questo video simpatico ed “educativo”.
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👏👏👏
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Molto divertente 😀
La mia preferita, purtroppo non citata nel video, è: “c’è stato un misunderstanding”
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Tempo fa la blogger soleil in un post simile aveva allegato una tabella con le espressioni in inglese che si usano in riunione per fare figo. Credo ci fosse anche questa.
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Credo che sia questione di generazione e di pigrizia mentale. I più giovani si esprimeranno facilmente come il primo esempio, è più comodo e non richiede nessuno sforzo di traduzione; gli “anta” può darsi che facciano uno sforzo per usare l’italiano, sempre che ne abbiano la proprietà di linguaggio. Di sicuro, dai 60 anni in su, credo che non abbiano compreso quasi niente del primo testo.
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Io credo sia anche una questione di provincialismo. Di miei coetanei in Italia che parlano e scrivono email di lavoro come nel primo caso ne ho trovati a frotte (45 anni età per la cronaca). La concentrazione di babbei che parla in quel modo (perché per me sono babbei) e’ inversamente proporzionale alla distanza che si ha da Milano, e man mano che ci si avvicina ai dipartimenti di risorse umane o Dirigenza. Ovviamente i giovani che parlano così sono molti, e quel modo di parlare è molto più trasversale rispetto a latitudine e professione. Qui a Bruxelles, quando non si è a lavoro in consessi internazionali si parla francese o olandese senza invasioni così massicce e ridicole. Ho scritto un pippone..
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Però sei stato chiaro. Grazie!
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Ahaha.. non volevo sembrarti aggressivo. Almeno sono stato chiaro 😉
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Confermo.
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Io tenderei a non sottovalutare un certo complesso di inferiorità e di provincialismo molto presente in Italia. Confermo comunque che esiste un fattore generazionale ed una pigrizia di fondo. Un augurio di buon anno Elena, e grazie per essere ripassat di qui.
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La tentazione anglofone mai come in ‘sti giorni di scoperta destrorsa di Dante (
) è forte…
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*anglofona
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Chiedo venia ma non mi è molto chiaro il tuo commento.
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Il neo ministro della cultura Sangiuliano ha detto:
https://www.ildenaro.it/sangiuliano-dante-e-il-fondatore-del-pensiero-di-destra-in-italia/
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Mi ero perso questa altra perla
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Me l’ero persa anche io. In Italia ti distrai un secondo e un altro piccione ha cagato la sua!
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Lo sdoganamento dei “boludos” nei posti di massima visibilità è una cosa che viene dai lontani anni ’80.. ovviamente in accelerazione costante dal volgere del millennio, ed in picchita massima dal 2013, specie in politica. Questo tipo l’avevo sentito anni fa parlare qualche minuto in un video su youtube, in cui si discettava di storia (lui doveva fare da moderatore….). Allora non era ministro, ma aveva qualche carica in RAI… meglio non aggiungere altro, la permalosità di questi tipi è di solito inversamente proporzionale alla loro… e direttamente proporzionale alla loro tronfiaggine.
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Tutta un’altra armonia in italiano. 😀
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Sembra di dormire tra lenzuola di raso
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Sì 😽
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Divertente!
E ci si sente pure fighi a parlare così…
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Quelli che ho conosciuto che parlano cosi’, si sentono superfighi e superfighe. A me trasmettono una certa tristezza esistenziale.
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🤭 contenti loro…
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Se posso spendere i miei 2 cents… parla così il 100% della mia colleganza, nello studio di consulenza internazionale in cui lavoro e però no, dai, non tutti sono esaltati o milanesi imbruttiti di internettiani fasti 😀
Tant’è che, dopo lo stranimento iniziale, ho iniziato a domandarmi se, per chi passa da inglese a itliano e viceversa tutto il giorno, questo gergo – orrendo, ne convengo – non sia una sorta di ponte che agevola il passaggio, magari a livello inconscio.
Nel senso: scrivo una mail che contiene il 20% di inglesismi > nel riproporla agli interlocutori stranieri, un 20% in meno da tradurre. Non so, eh, magari sbaglio, ma ho tanto questa impressione…
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Ciao Koala, belle rivederti qui e commentare. Tocchi un discorso serio ed un altro più leggero. Milanesi imbruttiti. Ho lavorato 2 anni a Milano, e tra i colleghi italiani avuti li’, ci sono di gran lunga i migliori a livello tecnico ed umano, e con grande distanza con la media dei collghi trovati altrove in Italia. La mia non è una rilevanza statistica, ma una testimonianza personale che vuol dire che ovviamente non tutti i milanesi parlano in quel modo e sono “imbruttiti”. E’ altrettanto verificato empiricamente dal sottoscritto, che più ci si avvicina a Milano, e più quel modo di parlare ricco di anglicismi per sentirsi “cool” è pieno. Non possiamo far finta di non notarlo, cosi’ come in altre città non si puo’ far finta di notare difetti di altre città, con la scusa: ma anche altrove ci sono difetti di questo o altro tipo. Io conosco persone che anche in Puglia, quei 5 giorni all’anno in cui ci vado, parlano come nella prima parte del video, ma sono molti di meno che in proporzione che a Milano.
Vado ancora sul personale. Quando sono rientrato dai miei 3 anni tra Canada e USA, parlavo come nel primo caso. Tre anni di immersione totale mi rendevano difficile parlare in italiano corretto e senza anglicismi. Col tempo mi sono sforzato a rimettermi in linea. Quindi si’ è anche un discorso di abitudine e pigrizia. Da 4 anni vivo e lavoro in Belgio. Ambienti sempre internazionali (clienti che vanno dal Cile all’Australia). Coi clienti tutti parlano in inglese. Nei momenti di socialità tutti tornaro ad un francese o olandese senza tanti inutili anglicismi. I belgi nella loro vena antinazionalista (che fa il contrario dello sciovinismo francese) hanno ben presente che le loro 2 lingue sono non solo un patrimonio da conservare, ma anche un modo di pensare e vivere che va preservato, senza chiudersi al mondo. Quindi ci mettono un po’ più di impegno, meno pigrizia e consapevolezza a cambiare (a Milano avrei sentito 2 volte su 3 switchare) da inglese a lingua madre. Non vedo perchè in Italia no, se non per provincialismo e pigrizia. Spero tu stia bene e colgo l’occasione per augurarti buon 2023.
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Innanzitutto auguri festosi a te e sì, anche per me è un vero piacere ritrovarti su questi lidi!
E certo, chi meglio di te, forte delal tua esperienza internazionale…multipla, può dire la sua con spirito critico ma soprattutto empirico?
Citi la Francia, ed ecco, credo l’Italia, o almeno una buona fetta d’Italia, si collochi al capo opposto dell’asticella: amor patrio non pervenuto, preservazione della nostra bella e ricca lingua idem…ma in compenso giù le mani dai bucatini e se mi proponi la carbonara con la panna, bandito a vita dallo stivale (CI STA, ovvio.-D).
Insomma per dire che sono d’accordo, tanta accidia/pigrizia ma anche tanto, forse inconsapevole, disamore per le proprie radici.
Andrà meglio? Andrà…sempre pià anglicizzato? Il totoscommesse è aperto. Abbracci nordici 😀
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Grazie Koala, che sia un anno bello per tutti. Si vedremo come andrà l’evoluzione della lingua. Nel mio piccolo insegno un italiano accettabile ai miei figli e di tanto in tanto faccio queste piccole “battaglie” di retroguardia qui. Abbracci nordici 🙂
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(Un po’ fuori contesto – però non ho scritto OT, daje): la mia tredicenne ha appena formalizzato la sua iscrizione al liceo classico. Còre de mamma gioisce!
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🙂 non c’è problema per il fuori contesto. Bene, auguro a lei tanta gioia e felicità nel suo percorso di studi. I figli crescono in fretta e ci si accorge solo alla fine dei loro percorsi scolastici di quanto il tempo voli.
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Io uso un sacco di parole straniere… A mia parziale discolpa, sono italiano, vivo in Spagna e lavoro in inglese! X–D
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Sam, capisco la situazione. Converrai con me che in Spagna, anche a Madrid, Barcellona o Palma di Maiorca, le città più internazionali e aperte al mondo della Spagna, non si parla come a Milano.
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Gli spagnoli… “spagnolizzano” moltissime parole inglesi, quindi anche usandole in realtà stanno parlando in spagnolo in qualche modo. X–D
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L’ho notato anche io!
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Non conosco nessuno che parla cosi’…dici che sono fuori dal mondo? 🙂
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A Milano oramai si avvicinano al 75% alla prima parte del discorso.
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Alcune perle dall’ ufficio in Italia (prima del 2000):
1)al telefono: “aspetti che glielo SPELLO” (cioe’ “faccio lo spelling”, magari “glielo compito” nessuno capisce che cosa significhi, ma un “gleilo scandisco lettera per lettera A come Ancona, T come Torino…” poteva starci )
2)tra colleghi inge: “killa il processo!” (esegui il comando “kill” sul processo che vuoi eliminare), “control-ci-lalo!” (ferma il processo con Ctrl-C)
3) il capo-inge: “l’ interruttore del tuo circuito non INTERRUTTA”
4)la “markettara” (cioe’ la collega del marketing)
5) all’ universita’, in dialetto: “deletumal!” (cancelliamolo!)
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interrutta è terribile! killa purtroppo l’ho già sentito. Markettara suona molto denigratorio… forse c’era dell’astio? Una parola in dialetto ogni tanto ci sta. Io ci ho fatto tutto il corso di termodicamica in dialetto piemontese. Inutile dire, che da non piemontese, ho ancora oggi delle lacune in termodinamica 🙂
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“markettara”: nessuno se n’ era reso conto fino a che un collega ha fatto notare che poteva essere equivoco, trattandosi di una signora. Una volta parlavo con compagne di viaggio in pullman fori dall; ufficio e racccontando dell agiornata “mi ha telefonato un amrkettaro e ha insistito etc etc”, dopo un po’, visti gli sguardi perplessi, mio marit e collega, ha precisato “markettaro significa collega del marketing”: le compagne di viaggio, sollevate, hanno fatto notare che errano sorprese stirmi usare una “parolaccia ” simile con tanta naturalezza in mezzo ad un linguaggio altrimenti molto garbato 😀
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Colleghi italiani che quando parlano si in inglese che in italiano dicono “manAgment”, con l’ accento sulla seconda “a”. Brrr!
L’ “errendi`” (R&D: ricerca e sviluppo).
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